Da anni Paul Thomas Anderson siede nell’olimpo del gotha di Hollywood. È uno dei registi più influenti che ha diretto uno dei miei film “de core”, vale a dire “Magnolia”, che giudico semplicemente un capolavoro.
La sua produzione è di livello qualitativo notevole, e ha lavorato con i migliori attori del panorama mondiale creando pellicole che rimarranno nella storia del cinema. Spazia tra argomenti dei più disparati, e racconta storie spesso estreme, usando una tecnica sopraffina che mostra la sua abilità come regista, sceneggiatore e direttore della fotografia.
I suoi personaggi sono spesso disperati e soli, e come pochi riesce a rappresentare l’alienazione e la disfunzionalità.
“Una battaglia dopo l’altra” è un film che incarna perfettamente la cifra stilistica di Paul Thomas Anderson, confermando il suo talento nel dipingere esistenze tormentate e narrative dense di emotività. La pellicola racconta, attraverso una regia raffinata e mai banale, il percorso di personaggi che vivono sulla soglia dell’abisso, in un continuo alternarsi di conflitti interiori e scontri con un mondo che sembra non offrire appigli.
Da una parte c’è il “potere”, che controlla e schiaccia ogni libertà non gradita e che caccia gli emigrati come animali, per poi deportarli. Dall’altra parte ci sono I “ rivoluzionari”, organizzati e determinati, che cercano di scardinare lo status quo, usando anche modalità violente e terroristiche.
Dalla parte dei rivoluzionari seguiamo Pat Calhoun, detto “Rocketman” o “Ghetto Pat”, e Perfidia “Beverly Hills”, coppia di rivoluzionari del gruppo di estrema sinistra “French 75” (si, proprio come il cocktail), e li seguiamo mentre compiono azioni terroristiche contro I centri di detenzione, banche, e sedi delle istituzioni. Le loro storie s’intrecciano con il capitano Steven J. Lockjaw, comandante di un gruppo dell’esercito statunitense che sviluppa una relazione di amore e odio con Perfidia. Dopo una prima parte di costruzione dei personaggi e della storia, seguiamo dopo molti anni Pat, ormai chiamato Bob Ferguson, che vive in clandestinità con sua figlia Willa. Bob, che ormai si è tirato fuori dalla lotta rivoluzionaria, è un dipendente da droghe e alcol, e vive cercando di proteggere sua figlia.
Inutile dire che nonostante siano passati più di quindici anni, le strade di Bob e il capitano Lockjaw si incontrano di nuovo, portando il film verso una sorprendente accelerazione di eventi e situazioni tra il divertente e il drammatico.
L’atmosfera è pervasa da una tensione costante anche grazie alla musica sempre presente durante le scene che vengono rese vibranti da una fotografia ricercata e da interpretazioni attoriali di altissimo livello.
Anderson costruisce un mosaico di storie intrecciate, dove la solitudine e l’alienazione diventano protagoniste silenziose. Il ritmo accompagna lo spettatore in un viaggio emotivo che lascia il segno. “Una battaglia dopo l’altra” non è solo una riflessione sull’esistenza umana, ma anche un esempio di cinema potente e autentico, capace di scavare nei sentimenti più profondi senza mai essere retorico. Un film che conferma, ancora una volta, perché Anderson sia considerato un maestro indiscusso della settima arte.
Per finire le mie umili considerazioni.
La prima è una proposta: dovrebbero dare tutti gli oscar quest’anno a questo film. Si prendesse tutto perchè senza dubbio è il miglior film del 2025.
Seconda proposta è quella di dare l’oscar ad entrambi I protagonisti: Leonardo di Caprio e Sean Penn, insieme a quello di non protagonista a Benicio del Toro.
Di Caprio recita buona parte del film in vestaglia, riesce a trasmetterci le sue angosce, I suoi dubbi, il suo amore, le sue paure. Non si ricorda che ore sono (scena epica), e merita il plauso di tutti coloro che amano il cinema. Dovrebbe vincere il Nobel per quanto è bravo.
Penn ha disegnato un soldato che è prigioniero di se stesso. Delinea attraverso la sua camminata e I tick facciali, un uomo aggrappato al suo ruolo nella società ma che lentamente si sgretola non sapendo come gestire le sue debolezze. Una grandissima interpretazione.
Benicio del Toro è Sensei Sergo St. Carlos, maestro di Karate e uomo che tiene tutto sotto controllo. Anche se lo vediamo per un breve momento del film, lascia il segno e ci fa innamorare del suo personaggio. Sarà difficile dimenticare il suo balletto per strada dopo che la polizia lo ferma per il controllo del suo stato d’ebbrezza; magico e unico.
Per finire non si può non parlare dell’inseguimento delle macchina durante la parte finale, qualcosa che cambierà per sempre la narrativa cinematografica a venire.
Di Caprio durante un intervista ha detto di questo film: “in fondo è un film che ci fa vedere l’ amore di un padre per una figlia”. Non aggiungerei altro.
Love.
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