Parthenope

“Il film nasce dall’idea che l’avventura del passaggio del tempo nella vita di un individuo è qualcosa di epico, qualcosa di maestoso, di selvaggio, di doloroso e meraviglioso.

Da un intervista di Paolo Sorrentino.

Io non sono un critico cinematografico, io sono uno che ama il cinema. La mia tesi di laurea si è basata sull’analisi di una serie televisiva. Questo mondo mi piace, mi nutre, alimenta la mia curiosità nelle cose della vita.

Spesso, dopo aver finito di vedere qualcosa, vado a cercarmi informazioni, spiegazioni e il resoconto di quello che gli artisti volevano intendere.

Paolo Sorrentino è un genio. Punto.

Siamo in un’epoca dove non si ha voglia di approfondire le cose, troppa fatica, e allora ci si accontenta di trovare risposte facili. Ci aggrappiamo a soluzioni illogiche per dare significato alla miseria delle nostre esistenze.

Quando ho finito di vedere Parthenope ho detto, come molti; “bellissimo, ma non ci ho capito nulla”. Giusta osservazione mi sono detto. Ma la stessa cosa accade quando alziamo i nostri nasi verso la Cappella Sistina, oppure vediamo una statua del Bernini. Ci laviamo la coscienza ascoltando le guide che sciorinano date ed eventi, insaporendoli di aneddoti, ma alla fine di tutte quelle informazioni, non ci rimane nulla. Ci rimane solamente la bellezza appena vista.

Ecco, i film di Sorrentino vanno visti, e poi eventualmente compresi. Al contrario di Nolan che ci deve spiegare tutto, a Sorrentino non importa nulla farci comprendere. Lui vede le cose così, e ce le mostra. Parthenope è un film sulla storia di Napoli, e siccome la città per il regista è un contenitore del tutto, il film è su tutto. C’é mitologia, religione, sesso, sangue, miseria, vento, mare, e tanta bellezza. È una allegoria grottesca di una città che plasma chi la ama, e nello stesso tempo è una visione delle fasi della vita che ha il suo apice solo quando il Napoli vince lo scudetto.

A molti Sorrentino sta antipatico, io invece vorrei andarci a cena per poi camminare in giro per Roma cercando di comprendere il nulla. Credo che sostanzialmente lui abbia capito l’essenza della filosofia di “sti cazzi”, dove a un certo punto si comprende saggiamente che non bisogna più farsi in quattro per dimostrare chi siamo. Per lui la vita è un foulard rosso che fluttua nel vento.

Cosa dire del film? Che si sostiene su prove attoriali solide, che ci fanno amare ancora di più Silvio Orlando, Stefania Sandrelli e Luisa Ranieri. Che le immagini sono belle e a volte lasciano senza respiro, soprattutto grazie al movimento della camera che è il vero marchio del Sorrentinismo.

Quello che io ho vissuto guardando Parthenope è lo sguardo della protagonista, una bella e brava Celeste dalla Porta, che ci porta in quello strato emotivo dove vive l’amore e il dolore.

C’è una scena del film al rallentatore, dove si vedono delle bellissime donne camminare per strada. Si vedono I loro vestiti muoversi mentre passeggiano e si vedono i loro capelli ondeggiare. Mentre camminano si vedono alcuni uomini fermi per strada che le guardano. Io sono tornato indietro nel tempo, durante la mia adolescenza, quando m’innamoravo delle bellezza impossibile e sognavo di essere altro.

Un pensiero riguardo “Parthenope

  1. anche io ho amato molto questo film e ho avuto bisogno di tornare a vederlo una seconda volta perchè mi sembrava che avesse altro per me, che non avevo ancora colto 🙂

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