Christian

Chiunque viva a Roma sa cosa sia il Corviale meglio conosciuto da tutti come il “Serpentone”. Fu un progetto degli anni ’70 di un gruppo di lavoro capitanati dall’architetto Fiorentino. L’idea era di creare un’unità sociale totalmente autonoma rispetto alla città, idealmente una città nella città.

Nel palazzo, lungo quasi un chilometro, avrebbero dovuto abitare 4500 persone e al suo interno sarebbero dovuti nascere supermercati, botteghe artigianali, teatri, ambulatori, insomma tutto il necessario per la vita dei cittadini. Purtroppo non fu possibile portare a termine il progetto originale, e dunque il Corviale divenne méta di famiglie indigenti che occuparono molti spazi adibiti ad altro, rendendo il Serpentone un luogo che per molti appare quasi mitologico. Leggenda narra che l’architetto Fiorentino si uccise per via dell’insuccesso del suo progetto, ma in realtà morì d’infarto senza vedere la fine dei lavori originali. 

Come “le Vele” nella serie Gomorra, il Corviale diventa protagonista della serie Christian, serie prodotta e ideata da SKY. La serie, tratta liberamente alla graphic novel Stigmate di Claudio Piersanti e Lorenzo Mattoti, è stata ideata e scritta dal geniale Roberto Saku Cinardi e diretta da lo stesso Cinardi e Stefano Lodovichi. 

Lino (un ottimo Giordano De Plano) è il capo di una banda di estorsori e malviventi. Regna il Serpentone con il terrore agendo senza pietà. I membri della sua banda più fidati sono suo figlio Davide (Antonio Bannò) e il suo grande e grosso fratello Christian (Edoardo Pesce, ottimo) che generalmente fa i lavori “sporchi”. Si occupano della loro madre Italia (una maestosa Lina Sastri), ormai avvinta come un’edera dalla morsa dall’Alzheimer e curata amorevolmente da Christian. 

In questo micro mondo ruotano altri personaggi che hanno tutti un peso nella storia: la prostituta tossica Rachele (Silvia D’Amico), l’inquietante veterinario/dottore Tomei (Francesco Colella) o lo scagnozzo Penna (Gabriel Montesi). 

Accade che durante una delle tante spedizioni punitive, a Christian iniziano a fare male le mani. Dopo qualche giorno si accorge che sanguinano per via di stigmate apparse dal nulla e senza nessuna ragione. Un misto tra lo stupore e la vergogna invadono Christian che cerca di minimizzare l’accaduto cercandone la ragione tra la logica la razionalità. 

Una sera, Christian si trova davanti a Rachele senza vita per un overdose. Senza pensarci si avvicina al corpo e toccandola la riporta in vita. 

Da questo momento la storia si fa più profonda portando dentro alle semplici e squallide vite di periferia, ampi respiri di misticismo e religiosità. Quando inizia a girare la voce del “miracolo” arriva Matteo (un ottimo Claudio Santamaria) che investiga, per conto del Vaticano, sulle truffe che vengono fatti dalle persone su finti miracoli. Deve capire se Christian è un millantatore oppure no. 

La narrativa e l’arte sono piene della ricerca umana sul male e il bene e sulla possibilità della loro convivenza nelle nostre anime. Christian, che continua a fare quello che sa fare, cioè il male agli altri, si trova invece con la possibilità di fare del bene senza nessuna ragione apparente. Lo smarrimento per lui e per il mondo che lo circonda è totale. 

Persone che vivono ai margini della vita davanti al mistero non riescono a concepire la ricerca dalla fonte ma bensì l’uso che ne possono fare. La serie s’impenna facendo intrecciare il passato con il presente portandoci in dimensioni mistico religiose vissute da un uomo semplice come Christian che inizia a comprendere cosa vuol dire avere fede nelle cose, e non nelle persone. 

Come avrete capito Christian è una serie fuori dai normali schemi narrativi che ha una grandissima abilità nel miscelare storie semplici con i grandi temi umani. 

Il passato come direttore di video musicali di Roberto Saku Cinardi ci dona scene difficili da dimenticare per ritmo e bellezza, una su tutte la resurrezione nell’agorà centrale del Corviale compiuto da Christian con in sottofondo la versione di “Heros” di Peter Gabriel. Capolavoro. 

Come in tutti i lavori di qualità, Christian non ci dà risposte, ma ci fa scegliere in cosa credere mettendoci davanti a domande dopo domande dove siamo costretti a discernere tra “giusto” e “sbagliato”. Se fai miracoli, sei buono? Se sei miracolato, ti trasformi in qualcos’altro o rimani te stesso? Il bene e il male sono una percezione, o no?

Tanta roba per una serie, ma questo dimostra la bravura e la caratura di Christian che va assolutamente vista e gustata. 

2 pensieri riguardo “Christian

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