L’assassinio del commendatore

Un pittore senza nome, e forse senza Io, è il protagonista dell’ultimo libro di Murakami Haruki. Il pittore dipinge ritratti, e in molti lo cercano perchè ha la rara capacità di mettere anche l’anima della persona ritratta nel quadro.

“….a saper guardare in fondo all’animo, in qualunque essere umano c’è una luce che brilla. Quando la si trova, se la superficie è appannata (e credo siano i casi più frequenti) occorre pulirla bene con una stoffa. E così, alla fine, quella luce finisce col brillare anche nell’opera….”

Viene lasciato dalla moglie Yuzu e fa un viaggio solitario con una macchina sgangherata per rimettere in ordine la sua vita. Alla fine, grazie ad un amico, va ad abitare in una vecchia casa solitaria in mezzo alla montagne. La casa era la residenza di Amada Tomohiko, famoso pittore e padre dell’amico stesso.

“….andai in bagno e mi guardai nello specchio. Riflessa lì c’era la mia faccia. E’ da un bel pò che non mi osservavo così, dritto negli occhi. Yuzu aveva detto che in uno specchio si vede soltanto una rifrazione fisica. Eppure il mio viso mi sembrava solo la parte immaginaria di me stesso. Come se a un certo punto mi fossi diviso in due. E quella che vedevo era la parte che non avevo scelto. Non era neppure una rifrazione fisica……”

Inizia a insegnare pittura in una scuola nel vicino paese. Conosce Menshiki, un ricco e misterioso uomo d’affari che lo contatta per farsi fare un ritratto. Un giorno sente dei rumori in soffitta e salendo con una scala, dopo aver aperto una botola, trova due sorprese: un gufo che abita nel sottotetto e un quadro avvolto con cura in un grande panno bianco.

Il quadro è il capolavoro assoluto di Amada Tomohiko: L’Assassinio del commendatore.

“….tutto ciò che esiste qui è simile a qualcos’altro…..Cioè non c’è nulla di vero? Cosa sia vero, nessuno lo sa, – replicò lei – Ogni cosa che vediamo, in ultima analisi, nasce dalla correlazione. La luce che c’è qui è una metafora dell’ombra, l’ombra è una metafora della luce……”

Menshiki ha un segreto che svela al pittore il quale decide di aiutarlo nel sciogliere un nodo che ha nell’animo. Conosce così Akikawa Marie, una giovane ragazza sua allieva nel corso di pittura, che le ricorda molto sua sorella morta tanti anni prima. Inizia a fare un ritratto a Marie. Ogni colpo di pennello colora lati oscuri del suo essere.

E poi c’è una campanella che suona nella notte, un’idea che si fa persona, un buco scavato nella terra. Ci sono bicchieri di whiskey, pennichelle pomeridiane, cene solitarie, musica sinfonica e jazz. C’è il vento e gli alberi, e c’è il mare in lontananza. C’è una Jaguar nuova e una vecchia Toyota.

“….intorno a noi c’erano solo silenzio e polvere. Un silenzio e una polvere che venivano da epoche remote. Il vento non si sentiva. E il gufo, sulla sua trave, preservava la profonda saggezza del bosco. Una saggezza tramandata anch’essa dalla notte dei tempi. Marie pianse a lungo, senza fare rumore. Lo capivo dal tremito leggero del suo corpo. Continuai a carezzarle con dolcezza i capelli. Avevo la sensazione di risalire il corso degli anni……..”

Questo libro di Murakami Haruki mi si è aperto davanti come se fosse un cibo da mangiare. Mi sono nutrito delle pagine, delle parole e delle immagini. Anche una semplice descrizione di qualcuno che lava i bicchieri sotto l’acqua di un rubinetto ti dona ondate di piacere. Come in tutti i suoi libri non sai se stai leggendo qualcosa di reale oppure se lui sta usando parole provenienti da un sogno. Ma in realtà tutto questo non importa. Il pittore è un pazzo? Quello che mi racconta è vero oppure fantasia? Ma la realtà poi, cos’è? Io non so dare una risposta, ma posso dirvi che leggere Murakami è qualcosa che non ti lascia indifferente. Mai. Basta farsi prendere dall’onda del racconto, e farsi trascinare in luoghi sconosciuti e onirici.

“…..Se fosse così, sarebbe un’ipotesi bellissima, – disse poi. – A questo mondo non c’è nulla di certo. Ma se vogliamo credere a qualcosa, nulla ce lo vieta. Lei sorrise. Così terminò la nostra conversazione quel giorno. Yuzu tornò a casa in metropolitana, io ripresi la strada verso le montagne sulla mia Toyota coperta di polvere…..”

Un pensiero riguardo “L’assassinio del commendatore

Lascia un commento

Questo sito utilizza Akismet per ridurre lo spam. Scopri come vengono elaborati i dati derivati dai commenti.