Mindhunter

Nel 2017 su Netflix uscì la prima stagione della serie Mindhunter basato su un libro di Olshaker e Douglas che furono tra i fondatori dell’unità dell’ FBI che si occupa dei profili dei serial killer. Sostanzialmente fino a quel momento non c’era nessuno che si occupava di analizzare le morti violente come se facessero parte di un puzzle più grande. Anche se molte di queste morti da serial killer avevano a volte un modus operandi simile, non si cercava di vedere e analizzare ” the bigger picture “. I due detective invece iniziarono a mettere insieme i pezzi diventando per la prima volta quello che ora noi definiamo “profiler”.

Dalla penna di Joe Penhall e la regia dell’abilissimo David Fincher (cito solo Fight Club e Seven, e ho detto tutto) nasce questa serie che nella prima stagione ci fa conoscere come l’unità del Bureau sia nata e si sia sussequentemente sviluppata. Seguiamo dunque i due detective nei loro primi passi, Holden Ford (l’ottimo e poliedrico attore Jonathan Groff) pieno di intuizioni e visioni e il pragmatico e esperto Bill Tench (Holt McCallany). Quando il loro lavoro inizia a svilupparsi si aggiunge alla squadra la Dottoressa Anna Torv (la bella e misteriosa Wendy Carr) che essendo psicologa li aiuta nella definizione delle patologie degli assassini.

Il valore della serie sta nel fatto che non vediamo mai l’uccisione vera e propria, ma vediamo quello che accade prima e dopo. Entriamo così nella mente del serial killer e seguiamo quindi la squadra nella sua ricerca spasmodica d’informazioni che possano poi portare alla scoperta degli assassini. Per fare questo, in modo del tutto innovativo, i due si recano nelle carceri e intervistono i prigionieri condannati per pluri omicidi cercando da loro gli schemi che possono essere messi in comune con gli altri serial killer.

Incontrano assassini realmente esistiti incrociando la fiction con la realtà regalandoci episodi interessanti che catturano a pieno la nostra attenzione.

Una delle particolarità di questa serie è che la seconda stagione è ancora meglio della prima. La prima viene usata per farci conoscere i protagonisti e la nascita della elite serial killer unit dell’ FBI mentre nella seconda li vediamo all’opera e ci immergiamo nel loro lavoro e nelle pieghe della mente degli assassini.

Vediamo dunque le interviste dei detective con serial killer putroppo famosi come Ed Kemper, Richard Speck e l’iconico Charles Manson ideatore della strage Polanski/Tate. Inutile dire che gli attori che recitano le parti dei killer si sono immersi fisicamente e mentalmene nelle loro parti dando ancora più valore alla serie stessa.

Mindhunter dunque è una di quelle serie dove non si vede l’ora che arrivi la nuova stagione. Ve lo consiglio vivamente.

Un pensiero riguardo “Mindhunter

  1. Mi hai incuriosito caro Paolo. Questa sera guarderò il primo episodio della prima stagione. Un abbraccio

    Inviato da iPhone di avv. Andrea Pizzuto

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