Qua e là, Londra

E solo come fanno pochi matti come me, monto su un aereo Alitalia e me ne vado un paio di giorni a Londra per vedere un stand up comedian. Lui è secondo me uno dei migliori:  Eddie Izzard. Grande classe, grande cultura. Pensate che fa gli spettacoli anche in tedesco, francese, e spagnolo. L’Alitalia ormai ti da due certezze: arriva sempre in ritardo (sempre per colpa di qualcun altro) e ti da la merenda a scelta tra biscotti o taralli. Comunque devo dire onestamente che è migliorata.

Ho trovato Londra cambiata in meglio. È una città viva, organizzata, piena di colori e belle vibrazioni. La proverbiale cortesia Britannica l’ho vista appena arrivato all’aeroporto. Il “security officer” che mi ha controllato i documenti mi ha parlato in Italiano felice di farlo, e mi ha anche augurato un “buon soggiorno”. I famosi double decker bus ci sono ancora, ma di quelli vecchi ce ne sono pochi in giro. Ora li fa la Volvo. Sono belli, grandi e rossi secondo tradizione. Quando stai sul piano di sopra ti muovi all’altezza degli alberi. Il tuo finestrino colpisce le fronde degli alberi, ti sembra di essere un grosso uccello che vola in giro. Non capisco perché ma i Londinesi si lamentano della loro metro, il tube. Hanno 13 linee che ti portano ovunque. Se consideriamo poi i treni e autobus, hanno una rete che sembra quella di un ragno. Il biglietto per i nostri standard è caro. Noi per un abbonamento annuale paghiamo sulle 200 euro, loro circa 2000, ma vuoi mettere?

 

Ho trovato le ragazzi Londinesi più belle. Mi dicono che si parla di generazioni posti immigrazione. Si trovano sempre le ragazze un po robuste, ma la maggior parte sono magre. Sembra che mischiare il sangue faccia bene alla bellezza e devo dire che ce ne sono tanti di esempi. Ho avuto anche conferma comunque che ci sono luoghi di Londra, soprattutto in periferia, dove sarebbe meglio non andare. Gli Inglesi, come molti dei popoli del nord, continuano a dedicare il fine settimana al pub e alla birra. Venerdì sera li vedi tutti che vanno in giro ubriachi come cucuzze. Gente che si addormenta sulla metro. Gente che se la svegli ti vomita addosso.

Domenica il cielo era coperto, non faceva freddissimo ma comunque come si dice la temperatura era rigida. Quella è la loro estate. Ospitare le Olimpiadi è stato una iniezione di positività che ancora si sente. Sono fieri, ma non come gli Americani, loro sono la STORIA.

Ho avuto prova della proverbiale organizzazione e cortesia Inglese. Per andare in Aeroporto ho preso il Piccadilly line. C’erano dei lavori di manutenzione e dunque siamo scesi in una stazione, abbiamo preso un autobus di cortesia che ci ha poi portati a un’altra fermata del tube per andare infine all’aeroporto. Scesi alla stazione di Hammersmith abbiamo trovato una ventina di assistenti con delle vesti gialle a indicarci come arrivare ai bus e a darci tutte le informazioni possibili. Ce ne erano altri che erano dedicati al carico delle valigie delle persone. Visto che loro avevano creato un disagio, in questo modo ti aiutavano fisicamente ad averne di meno. Eravamo circa un centinaio di persone. Nel giro di 10 minuti sono passati 3 bus (quelli a due piani) e siamo partiti per la stazione di Boston Manor, ognuno con il suo posto e con le valigie caricate. Una cosa impeccabile. Lezione su come trasformare un disagio in fatto positivo.

Va di moda il cartello “keep calm and carry on”. Ci fanno T shirts e tazze. La sua storia è peculiare. Fu un cartello creato dal buon Curchill nel 1939 poco prima dei massicci bombardamenti che hanno distrutto Londra. Era un messaggio per sensibilizzare la popolazione, qualcosa che avesse fatto leva all’attitudine dei Britannici di non arrendersi mai. Il cartello non fu mai usato in pubblico. Fu ritrovato negli archivi del governo nel 2000 e da li è diventato una icona. I ragazzi oggi hanno un application su i loro telefonini e ipad (apple e android) che permette loro di scegliere il colore di sfondo e di metterci la dicitura che vogliono. Qualcosa tipo “keep calm and love the one direction”, oppure “keep calm and eat pizza”. In verità, questo è un reale simbolo di resistenza e di forza. Un segnale che i Londinesi volevano dare al mondo. Bombardateci pure, uccideteci tutti, sventrate le nostre case, noi andremo avanti.

Questi sono valori che gli inglesi e gli americani hanno nel DNA. Non usate la parola nazismo o fascismo con loro. E poi…..e poi….…e poi……

Sto a Heathrow aspettando l’aereo Alitalia che è arrivato in ritardo. Sto leggendo un libro. Alzo gli occhi e mi trovo davanti un connazionale. Scarpe comode di moda, jeans armani, maglietta bianca a maniche lunghe. Sopra la maglietta bianca aveva una T shirt nera.  Su questa T shirt c’era scritto una frase in Italiano, e c’era anche la firma di chi aveva detto questa frase.

“meglio un giorno da leone che cento da pecora” Benito Mussolini.

L’ho guardato, tanto. L ‘ho sfidato con lo sguardo leggendogli la maglietta. Mi sono sentito molto britannico. Molto.

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