Euskadi

Si ritorna in Spagna per rivivere l’eleganza di Madrid. Fa caldo ma l’aria è più secca di Roma, le strade sono più grandi e sembra ci sia meno confusione. Andiamo a vedere la mostra della fotografa Cristina Garcia Rodero con il titolo di “España oculta”. Foto in bianco e nero che ci fanno viaggiare insieme a lei nei paesini più remoti della penisola Iberica, da nord al sud. Vita di paese, in particolare con i rituali e credenze delle feste religiose. Cammino assorto e penso che in quel momento potrei stare in quella galleria guardando una mostra che parla del sud dell’Italia. Foto intense, a volte maestose. 

Andiamo a festeggiare un evento in un circolo privato che apre al pubblico in alcuni giorni della settimana. Si trova sul tetto di un palazzo condominiale, e c’è un ascensore particolare che arriva direttamente al circolo. Il terrazzo ci dona una vista di 360 gradi sulla città donandoci un tramonto passionale e nello stesso tempo romantico. 

Dopo qualche giorno si parte per la zona nord del paese, andiamo nei paesi Baschi, conosciuti meglio come Euskadi. Arriviamo a Bilbao, antica città industriale tagliata a metà da un estuario, chiamato Nervión formato dall’unione di due fiumi. La città è situata tra i monti a circa 20 km dal mare in una conca dove piove circa un terzo dell’anno. Gli abitanti convivono tranquillamente con la pioggia, visto che permette loro di avere una città piena di verde, e terre di confine piene di agricoltura e allevamenti. 

Nata come una città industriale, Bilbao era sporca e puzzolente. L’aria era irrespirabile per via delle tante fabbriche che producevano prevalentemente il ferro. Il fiume, nonostante venga influenzato dalle maree, serviva come canale di trasporto delle materie prime. Come spesso accade in Spagna, le cose cambiano per via di una “visione”. Nel 1990 la Fondazione Guggenheim cercava una location in Europa per aprire una sua sede, e l’allora Sindaco della città propose Bilbao. La città investì moltissime risorse in quella che era una vera e propria scommessa, e riuscirono ad inaugurare il museo il 18 ottobre del 1997 alla presenza del Re Juan Carlos. Disegnata dall’architetto Frank Gehry, mio concittadino, il museo divenne il volano del cambiamento delle città. Fu il primo passo per la costruzione della città nuova che si fonde con quella vecchia (Casco Viejo), dando a Bilbao una personalità unica, e una bellezza sorprendentemente particolare. Il ponte di Calatrava, l’antico Mercado de la Ribera e il bellissimo Azkuna Zentroa, rendono la magia di Bilbao ancora più intensa e colorata. 

L’origine della lingua basca è sconosciuta. Non ha radici in nessuna delle lingue conosciute nel mondo. Un paio di parole possono suonare latine, ma il per il resto è considerato un cubo di Rubick linguistico. Nonostante i baschi siano scolpiti come le montagne che circondano la loro provincia, sono molto cordiali e simpatici. La loro storia è cazzuta, essendo stati gli unici che andarono contro Francisco Franco, e il loro sangue rivoluzionario li ha portati alla creazione dell’ETA di nefasta memoria. Purtroppo, come spesso accade, una frangia di violenti trova la chiave per coinvolgere gli altri, e creare ferite indelebili nel tessuto della società. L’ETA, come le Brigate Rosse da noi, è stata eliminata ma lo spirito del Basco non s’intaccherà mai. Gli Euskadi sono ben riconoscibili: vestiti di nero, con i capelli molto corti oppure sfumati di lato con una lunga coda, hanno generalmente un piercing al naso, e fumano molto. La città è piena di bandiere dei paesi baschi, ma anche di bandiere spagnole. I nuovi Baschi non hanno nessun interesse all’indipendenza politica, avendo trovato una libertà economica e sociale che li caratterizza in tutto il paese, ma sono e rimangono baschi. Al contrario dei Catalani, rispettono chiunque e non vogliono imporre nulla della loro cultura. Sono fieri, e hanno molte ragioni per esserlo. 

Sarei disonesto che non tentassi di raccontarvi il vero tesoro del paese basco: la cucina. 

Nella regione ci sono più stelle Michelin di qualunque altro luogo. I ragazzi, invece di andare a giocare a calcetto, si incontrano ogni settimana per cucinare. Esistono fondazioni e cooperative che considerano la loro cucina come “rispetto delle tradizioni, rispetto dei prodotti locali, con uno sguardo verso il futuro”. Credetemi, non esiste baretto o ristorantino che non faccia esplodere le papille gustative. E’ un paradiso culinario, con verdure fresche e di stagione, la carne di montagna lavorata secondo tradizione, e il pesce del Cantabrico che va tanto di moda anche nel nostro paese. Sono famosi per i Pintxos (pinchos oppure a detta di molti tapas) che si trovano dovunque. Inutile dire che la varietà e la bontà li rende unici. Alici e sardine fritte o crude, le vieiras (molluschi con i guscio della conciglia tipica del cammino di Santiago da noi chiamate capasanta). Io mi sono innamorato delle “gildas”, spiedini con olive, acciughe crude, e peperoncino piccante. Una vera delizia. La carne è strepitosa e cucinata alla brace, e la birra e i vini sono tra i migliori del paese. Il mio cuore comunque va al pastel de mantequilla. E’ praticamente un maritozzo, che viene tagliato a metà. Nel mezzo viene spalmata uno strato di una panna mista al burro. Non vi dico altro. 

Durante un free tour la guida ci ha detto che avrebbe parlato della fede basca. Sostanzialmente la loro fede, in particolare a Bilbao, è la squadra di calcio dell’Atletico Bilbao. Tutti i giocatori che fanno parte dell’Atletico, sono originari o vivono nei paesi baschi. Il tifo non è vissuto come da noi, è qualcosa di profondo e radicato. Gli abbonamenti per vedere le partite si tramandano da padre a figlio, ed è quasi impossibile trovare un biglietto per vedere qualunque partita. Si vantano del fatto che insieme al Real Madrid e il Barcellona, sono l’unica squadra a non essere mai stata retrocessa. Il derby con il Real Sociedad, squadra del San Sebastian, formalizza la squadra più forte dei paese Baschi. La chiamano la loro fede, e i giocatori della squadra partecipano numerosi a tutte le cerimonie religiose importanti della città, soprattutto per la settimana santa. 

Durante la terza settimana di agosto, si svolge la festa popolare “Aste Nagusia”. Si tratta di un invasione di centinaia di migliaia di persone che arrivano a Bilbao e si divertono. Ci sono una ventina di stand dove si cucina, e naturalmente si beve, che appartengono a gruppi cittadini di solidarietà. Il lavoro negli stand è basato sul volontariato, e gli incassi vanno a progetti ben definiti e approvati dal comune e la provincia. Ci hanno detto che per una settimana la città non dorme mai, i bar sono sempre aperti, e c’è una “scossa di pazzia” che coinvolge indistintamente tutti, locali e non. 

Abbiamo anche visitato San Sebastian, città elegante dove la famiglia reale trascorre le proprie vacanze, e dove si tiene il maggiore festival del cinema del paese. La cosa che colpisce di San Sebastian è la “Concia”, spiaggia cittadina che è la più grande e ampia di tutta Europa. Parliamo del mare del nord, dunque le spiagge sono di sabbia finissima, ed enormi. Come in tutto il paese, la fruizione è libera. Affittano ombrelloni e lettini al costo di 13 euro al giorno. Al centro della spiaggia, scavato nella roccia, il comune ha creato un centro servizi dove ci sono spogliatoi, docce e bagni pubblici. I bagni sono aperti a tutti, mentre per l’uso degli spogliatoio e delle docce bisogna pagare 3 euro al giorno. L’eleganza della città di vive percorrendo il suo lungomare con le caratteristiche ringhiere. 

Il paese Basco mi ha preso il cuore. 

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