Bang Bang Baby

Inutile dire che la serialità televisiva mondiale è a quasi totale appannaggio del mondo anglosassone ma negli ultimi anni, vista anche la richiesta di nuovi stimoli, si sono affacciate sul panorama internazionale produzioni di paesi come la Spagna, l’Italia, e in qualche modo anche i paesi nordici (Svezia, Danimarca, Norvegia) che spingono verso una loro identità di genere e di mercato. 

Per il nostro paese, tranne la parentesi di un maestro come Paolo Sorrentino con il suo “The Young Pope”, siamo conosciuti nel mondo per serie che narrano un mondo delinquenziale che probabilmente fa parte delle nostre corde. Iniziando con “La Piovra”, continuando con “Suburra” e finendo con l’acclamato “Gomorra”, il mercato seriale italiano ha creato prodotti di alta qualità, con sceneggiatori di livello e attori bravissimi. 

Ultimamente possiamo notare che il trend continua con serie che alzano l’asticella tentando di dare quel qualcosa in più al nostro panorama. Partendo da una serie classica, ma con qualche innovazione come “Il Re” (produzione SKY), approdiamo all’innovativo e geniale “Christian” fino ad arrivare alla serie di cui vi parlo oggi, la produzione Amazon “Bang Bang Baby”. 

Liberamente tratto dal libro “L’intoccabile”, di Marisa Merico, la serie scritta e ideata da Andrea di Stefano, insieme a Valentina Gaddi e Sebastiano Melloni ci regala un prodotto nuovo e geniale, anche se non lesina in furbizie e ammiccamenti che comunque tengono il livello ben alto. 

Con la regia di Michele Alhaique, che cura anche la supervisione artistica, Giuseppe Bonito e Margherita Ferri, ci troviamo davanti a una storia immersa negli anni 80, che probabilmente è un crossover tra Stranger Things e Good Fellas e che si svolge a Milano degli anni da bere, tra pubblicità di sofficini Findus e Berlusconi. 

La protagonista della storia è la sedicenne Alice Gianmatteo, una bravissima Arianna Becheroni, che vive la sua vita adolescenziale tra bullismo e crisi di crescita. Quando era bambina visse il trauma dell’uccisione di suo padre, Santo Barone (un bravissimo Adriano Giannini), senza mai in realtà comprenderne il motivo. 

Un bel giorno Alice scopre che il padre è vivo, e che si trova in carcere per una brutta storia. Va a Milano e incontra i parenti del padre, che Alice scopre essere membri di una potente famiglia dell’Ndrangheta calabrese. 

Nonna Lina (una mitica Dora Romano) sta cercando di scalzare gli uomini e diventare lei la prima boss a Milano, ma nello stesso tempo deve proteggere Alice e il padre perché quest’ultimo ha veramente messo la famiglia in un grosso guaio. In fondo Alice vuole solamente l’amore di un padre che non ha mai avuto, e sarebbe in effetti disposta quasi a tutto per conquistarlo. 

Michele Alhaique, che ha lavorato per svariato tempo negli States, dona alla serie un ritmo e un montaggio che la rendono molto gradevole, nonostante qualche incidente di percorso. 

Ci sono tanti morti ammazzati brutalmente, ci sono neon, maiali, pistole e coltelli, e tra umorismo nero e momenti onirici, ci troviamo coinvolti in questa storia strampalata ma affascinante a vedersi con un sottofondo di musica anni ’80 che scalda i cuori.  

Mi ha fatto veramente divertire il fatto che quando la famiglia calabrese parla nel loro stretto dialetto, appaiono dei sottotitoli in italiano sullo schermo. 

Nota di merito va agli attori che ci regalano Nereo Ferraù (Antonio Gerardi) e Assunta Ferraù (Giorgia Arena), una coppia di improbabili sicari che cercano la verità di quello che è accaduto con digressioni, tra amori improbabili e icone della musica pop. 

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