Maid

Piace alla cultura moderna sostenere che quello che si scrive e che si vede di questi tempi non sono altro che “storie”. 

Il New York Times è sicuramente tra i giornali più famosi che raccoglie “le storie” delle persone, e il giornale pubblicò anni addietro le memorie di Stephanie Land dal titolo “Maid: Hard Work, Low Pay, and a Mother’s Will to Survive”.  

Stephanie Land, con la passione della scrittura, passò un periodo della sua vita in modo a dir poco tumultuoso. Giovane ragazza con la passione della cultura e il sogno di entrare all’ università, incontrò un giovane ragazzo alcolizzato con il quale ebbe una figlia. Dopo che nacque la figlia egli divenne abusivo e a lei non le rimase che scappare con la figlia verso qualcosa che non conosceva e che è la spina dorsale della bellissima serie targata Netflix “Maid”

La creatrice della serie, Molly Smith Metzler, ha preso il racconto e lo ha cambiato rendendolo un prodotto televisivo di alta qualità dalla narrazione dura e forte riguardante la resistenza di una donna davanti a quello che le rimane nella vita quando tutto tende a sciogliersi. 

La serie si apre con la conoscenza di Alex la protagonista, ma qui mi devo fermare. Credo che buona parte del valore di Maid è dovuta a Margaret Qualley, giovane attrice che qui per la prima volta ha la possibilità di farci vedere la sua immensa bravura e capacità interpretativa. Lei con la piccola figlia Maddy (la bambina attrice Rylea Nevaeh Whittet) diventano un nucleo d’amore che in qualche modo resiste alle tempeste della vita. 

Vediamo il ragazzo/padre Sean (il bravo Nick Robinson) vivere le sue onde emotive piene di disperazione e di violenza e vediamo come abusa emotivamente di Alex, portandola alla lucida decisione di scappare via. 

Alex trova lavoro in una cooperativa come donna delle pulizie, Maid appunto, e da quel momento, con non poche difficoltà, inizia lentamente a vivere una montagna russa di emozioni e situazioni riuscendo comunque sempre a trovare delle risorse interiori che spesso non sapeva di possedere. 

Alex, come accade sempre, viene anche lei da una famiglia disgraziata. Paula la madre bi-polare e artista hippy (Andie Mac Dowell che è poi la vera madre dell’attrice) è un punto fermo nel cuore di Alex che però inevitabilmente le ritorna un amore intermittente come una lampadina che si sta per fulminare. Suo padre, Hank (Billy Burke), abusivo con la madre, cerca di riallacciare il rapporto con la figlia ma non bastano parole per lenire i traumi. 

Alex trova un alloggio gestito da un’organizzazione che aiuta donne abusate, dove trova sorellanza e accoglienza, e dove inizia veramente il suo personale percorso riabilitativo. 

Il suo lavoro la porta in ogni tipo di casa e famiglia, e riesce ad instaurare un’amicizia vera con Regina (Anika Noni Rose) donna manager ricchissima e apparentemente molto sicura di sé e senza nessun problema apparente. 

La serie è piena di situazioni ed episodi dai quali lo spettatore non riesce a staccarsi. Il ritmo, la profondità degli eventi, l’empatia che si vive e che si sente per Alex rendono Maid un prodotto eccellente ma anche duro e difficile da seguire. La storia si svolge negli Stati Uniti, ma potrebbe svolgersi dovunque, e per noi vedere alcune realtà lontane da noi ci dà un misto d’emozioni che a volte non sono di facile comprensione. 

Mi sono trovato spesso a chiedermi: “ma come ha fatto Alex a fare questo, a resistere a questo?” e ho trovato tante risposte che spesso non collimano con le risposte della nostra vita normale, ovattata, previlegiata, facile. 

E’ una serie drammatica ma che è fatta talmente bene che ti avviluppa facendoti stare a volte nella distanza come spettatore, ma a volte ti fa entrare come attore negli eventi stessi. Non ci si può distaccare da Maid, se accade non capiremo mai che il fuoco che ha salvato Alex è qualcosa di grandioso ed enorme e che per facilità la gente chiama amore. 

Un pensiero riguardo “Maid

  1. Ecco, io avevo proprio interrotto alla prima puntata. Tremendo, una pugno allo stomaco dietro l’altro. Lo riprendo, grazie Paolo!

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