Sound of Metal

Siamo sempre affascinati dalle situazioni estreme che gli esseri umani sono chiamati ad affrontare. Parlo in particolare dei portatori di handicap che abbracciano la loro condizione e c’insegnano come affrontare le cose della vita. Zanardi ci ha insegnato la regola dei 5 secondi. “Quando arrivi al limite e non ne hai più, resisti per altri 5 secondi. Solo altri 5 secondi”. Ammiro talmente tanto questa frase che ogni tanto me la ripeto come un mantra.

Nel bel film Sound of Metal di Darius Marder, seguiamo quello che accade a Ruben Stone,  batterista di un duo metal che insieme alla ragazza Lou, girano gli Stati Uniti con un camper facendo concerti.

Nella scena iniziale, mentre Ruben batte forte sulle casse della batteria, il suono improvvisamente cala e capiamo che è quello che Ruben sta sentendo in quel momento.

Impaurito va a farsi una visita e la diagnosi non è delle migliori, il suo udito è calato drasticamente e lui sente a malapena il 30% di quello che sente una persona normale.

Ruben, con un passato da tossicodipendente, affronta il dramma vivendo una situazione dove da una parte pensa che tutto si risolverà magicamente, mentre la realtà sembra dirgli che si sta avvicinando a qualcosa di irreversibile.

Grazie alla bravura dell’ottimo Riz Ahmed, già visto nella fantastica serie “the night of”, seguiamo il dramma di Ruben immergendosi in modo reale che è anche e soprattutto il suo mondo sonoro. Grazie all’eccezionale direzione del suono, che ha meritatamente vinto l’Oscar, viviamo quello che vive il protagonista grazie al fatto che sentiamo quello che sente lui.

Il progetto del film durato quasi un decennio, ha portato gli attori ad imparare il linguaggio dei segni ed immergersi senza protezioni in un mondo sconosciuto ma con risvolti degni di essere conosciuti.

Un piccolo film indipendente lanciato al festival cinematografico di Toronto che merita la visione.

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