The Minions of Midas

Victor Genovés è il CEO di una grande compagnia che si occupa, tra le altre attività, del settore dell’informazione. Genovés è arrivato a quel livello in quanto il fondatore della compagnia, morto da poco, prima della sua dipartita lo ha scelto come unico in grado di portare avanti la sua eredità, creando malumori nel consiglio direttivo del gruppo.

Un giorno, mentre Genovés è in ufficio, riceve una strana busta chiusa con un sigillo di ceralacca. Proviene da “I favoriti di Midas” che gli chiedono di mandare loro una cospicua somma di denaro altrimenti uccideranno, casualmente, una persona dando a lui un luogo e un’ora precisa di quando accadrà. Genovès butta la missiva nel cestino.

In quell’esatto giorno e a quell’esatta ora muore qualcuno ucciso, sembra, casualmente. Qualche giorno dopo Genovés riceverà un’altra lettera, e da qui la serie di 6 episodi creata da Miguel Barros e Mateo Gil diventa un’allegoria delle relazioni tra l’uomo e il potere, tra l’importanza che diamo alle cose, e dal fatto che la vita spesso diventa un quadro disegnato dalla nostre scelte.

Luis Tosar, uno dei migliori attori spagnoli del nostro periodo, tratteggia lo smarrimento di Genovés e il suo lento cammino verso la comprensione di quello che gli sta accadendo.

Forse non è importante sapere chi siano i “favoriti di Midas”, importante invece è capire cosa rappresentano e cosa vogliono da noi.

La serie, liberamente tratta da un breve racconto di Jack London, è bella e ipnotica. Sorretta da una recitazione asciutta ed essenziale, rende molto bene i dilemmi di Tosar/Genovés, mentre apre le numerose porte verso la soluzione dell’enigma e soprattutto verso il momento della sua decisione. Il finale, bello e intrigante, è la somma di tutte le scelte fatte e l’inizio di un nuovo destino.

Chi è innocente alzi la mano.

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