The Messiah

Sono un siriano che vive a Damasco. La mia città sta per essere invasa dalla Repubblica Islamica. Sono impaurito e cerco di fuggire per mettere in salvo la mia famiglia. Corro per le strade in cerca di qualcosa che m’aiuti e nella fuga alzo gli occhi e vedo un uomo in piedi su una collina. E’ magro e bello, ha occhi intensi e i capelli lunghi. Parla a me, a noi, e dice di non avere paura perché Dio ci salverà. Lo ascolto con curiosità. Poco dopo s’alza una tempesta di sabbia che copre la città e che ferma l’assedio. Dopo trenta giorni lui scende dal monte e inizia a camminare. Io lo seguo e il cammino mi porta ai confini con Israele.

Sono un reverendo che guida una piccola comunità nel Texas. La fede che io predico si sta sfaldando davanti alle difficoltà della mia vita terrena. Sono un uomo smarrito. La mia famiglia si sta disunendo e mia figlia adolescente non sopporta più di vivere il tipo di vita che le ho dato. Una notte arriva l’allarme tornado. Aiuto a mettere al riparo tutta la comunità, ma manca mia figlia. Non la trovo. Mentre disperato la cerco, lei arriva insieme ad un uomo che la porta in salvo. E’ magro e bello, ha occhi intensi e capelli lunghi.

Sono un agente della CIA. Non credo in altro che nel mio lavoro. Per me la verità è solamente una: quella che si può spiegare. La mia vita privata è crollata da tempo e cerco di mettere dei paletti per non far crollare quel poco che mi è rimasto. Quando arriva un uomo magro e bello, con occhi intensi e capelli lunghi che predica la parola di Dio, io lo devo smascherare.

Ma la fede esiste come qualcosa separata da noi? La fede, come l’amore, sta da qualche parte e poi s’incarna nell’essere umano che l’accetta? Oppure…oppure…..l’uomo arriva al punto di creare dentro di se’ la fede perché ne ha bisogno.

Se un Messia arrivasse oggi nel nostro mondo, avrebbe un account twitter o instagram?

Come avete capito da queste poche righe, l’intensa nuova serie di Netflix, The Messiah, è un coraggioso tentativo di parlare delle pieghe più profonde di noi esseri umani usando il mezzo della fiction e portandolo a livelli altissimi.

Scritto benissimo e diretto da James Mc Teigue e Kate Woods, la serie non lascia indifferenti. Nel leggere quello che viene scritto nel web, molte persone innalzano barricate per difendere questa o quella religione, non potendo invece comprendere che il valore aggiunto di questo lavoro è proprio quello della mancanza dell’etichetta religiosa nonostante parli di religione.

Ogni cosa che fa il Messiah viene messo in discussione da qualcuno portandoci nel racconto a dubitare di tutto. Quest’uomo magro, bello, che dice parole giuste e parla di Dio, è veramente un Messia oppure è un millantatore?

La qualità della serie che è costruita seguendo diversi personaggi in diverse parti del mondo, ha le sue radici nella recitazione di tutti gli attori che rendono benissimo sullo schermo la lotta interiore che hanno davanti agli eventi e alle parole del Messiah. Menzione speciale va all’attore Mehdi Dehbi che incarna il protagonista, che c’inebria per bravura e capacità.

Una delle migliori serie che io abbia mai visto, e attendo con ansia la seconda stagione.

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