When they see us

You watch them grow. You start to think you did a good job. And then one night you look away.

Siamo a New York nel 1989. In quel periodo la città era violenta e insicura, piena di omicidi e rapine. In quell’anno ci furono svariati episodi di violenza carnale contro ragazze che facevano jogging in Central Park.

Kevin Richardson, Antron McCray, Yusef Salaam, Korey Wise e Raymond Santana, sono dei pischelli. Hanno un età che va dai 14 ai 17 anni. Pischelli.

Hanno i loro sogni e l’immagine di quello che saranno nel futuro. Uno ha la ragazza, uno è interessato negli studi del Corano, uno invece ha la passione delle musica e suona la tromba. Parliamo di Harlem, di Bronx, di ragazzi di colore in una città che in quei tempi è fortemente razzista.

I ragazzi di quell’età, per combattere la noia, si univano in gruppo e andavano “in the park” a fare casino. Correvano, davano fastidio ai cicilisti, ridevano, vivevano così la loro aggressività verso il mondo.

E poi un giorno, il 19 Aprile 1989, la New York Police Department (NYPD) trova una ragazza quasi morta in Central Park. E’ stata violentata e quasi uccisa. L’allora capo del dipartimento vuole mettere fine a questo stato d’emergenza. Vuole prenderli, vuole condannarli, vuole dare un segnale alla città intera. Vanno a cercare i “cattivi” tra i presenti nel parco quella sera. Fermano Kevin, Antron, Yusef e Raymond. Korey, che è molto amico di Antron. Per non lasciarlo solo va anche lui in centrale.

Ora sedetevi e immaginatevi quattordicenni. Pischelli. Immaginatevi davanti a poliziotti aggressivi e armati che ti dicono “dimmi cosa hai fatto così puoi tornartene a casa”. E tu rimani lì senza mangiare per tutta la notte. E vieni mentalmente violentato. E dici in continuazione che vuoi andare a casa perchè sei un ragazzino. E piangi. E vuoi vedere tua madre.

Il primo episodio dei quattro di questa bellissima serie targata Netflix, ti fa venire un blocco allo stomaco.

Facile dire che stavano nel posto sbagliato al momento sbagliato. Facile. La realtà è che tutti e quattro si sono fatti anni interminabili in carcere….senza……aver….fatto….nulla.

Non stiamo parlando di un errore giudiziario. No. Qui narra la storia vera di 5 ragazzi a cui è stata letteralmente strappata via la vita perchè qualcuno più potente di loro aveva deciso così.

When they see us” va visto anche se ti colpisce profondamente nelle pieghe della tua essenza di essere umano. Andrebbe visto nelle aule di giustizia, nelle università dove vengono formati avvocati e magistrati. Andrebbe visto anche nelle scuole perchè ogni persona deve sapere che i confini con cui le strade della vita sono disegnate, sono fatti di gesso.

Quando ho finito i 4 episodi, mi sono anche visto un documentario sempre su Netflix dove Oprah Winfrey insieme alla regista Ava DuVernay siedono tutti gli attori sul palco per parlare di come si sono preparati e poi ritrovati nel recitare nella serie.

Ma non finisce qui. La seconda parte di questo documentario vede tutti gli attori andare via, e i cinque veri protagonisti di questa storia sedersi sulle sedie. Uomini, occhi, voci balbettanti, rabbia, muscoli, serenità. Cinque uomini che noi tutti dobbiamo ringraziare semplicemente perchè ce l’hanno fatta, e hanno avuto la forza di raccontarcelo.

A un certo punto Oprah dice che la serie stava vincendo tantissimi premi e che il pubblico intero lo stava gradendo molto. La regista, Ana Du Vernay, sorride e dice:

“Sinceramente io ho fatto tutto questo solo per loro cinque. Quando ho finito la serie ho voluto farlo vedere a loro per primi. Alla fine della proiezione privata tutti e cinque, piangendo, mi hanno detto : “it was just like that”, e questo a me basta.

Respect and Love

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