The Irishman

Io sono di quelli che vide in un cinema gremito Il Padrino di Coppola. Andai anche a vedere Taxi Driver di un promettente regista di nome Martin Scorsese dove c’era un giovane attore definito “il nuovo Brando” di nome Roberto De Niro.

Quelli come me hanno Bob De Niro seduto in salone. So ormai come sorride facendo le fossette sulle guance, il modo in cui cammina, il rumore che fa quando mastica. De Niro è mio amico perchè si è tagliato i capelli alla mohicana chiedendomi poi “are you talking to me?”. Mi ha fatto vivere il coraggio in bianco e nero con Raging Bull, e l’amore con The Deer Hunter.

Vicino a lui, nel mio salone, è seduto anche Al Pacino. Scarface, Serpico, e Michael Corleone. Lui mi ha fatto ancora di più amare il grande Bardo, e il fatto che “Fredo you are my brother and I love you. But don’t you ever go against the family again”.

E poi c’è anche quel Goodfellas di Joe Pesci. E anche Harvey Keithel, e Bobby Cannavale, e Ray Romano, e Sebastian Maniscalco, e Anna Paquin.

E il pane inzuppato nel caffè. E “mangia che devi crescere”. E la lealtà, e l’odore del sugo della domenica. E le cose che non devono essere fatte perchè altrimenti manchi d’onore e non mi rispetti. E poi c’è Hoffa, e Kennedy, e “I heard you paint houses”.

Si, ieri sono andato al cinema e mi sono visto “The Irishman” di Martin Scorsese. Tre ore e mezzo di capolavoro assoluto dove in ogni scena ci sono le impronte di questi grandi uomini che a me e alla mia generazione hanno dato tanto.

E poi vedrete cosa vuol dire recitare, cosa vuol dire quando un attore cambia lo sguardo mentre parla e ci apre un mondo d’emozioni.

Ieri sera questi grandi attori mi hanno riempito di regali portandomi in un mondo che conoscevo e che amavo, e mi hanno regalato la loro arte per nutrire il mio cuore ancora una volta.

Scusatemi ma non ho parole per descrivere la quantità di bellezza che ho visto ieri sera, quello che sono riusciti a fare De Niro, Pacino e Pesci nei panni di uomini che vivevano vite che non fanno parte di me, ma che hanno influenzato l’uomo che ora sono.

Non ho più parole, forse solo: grazie.

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