First Man

Damien Chazelle è il regista di La La Land e questo film, “First Man” è il suo ultimo sforzo uscito nel 2018. Tratto dal libro biografico di James R. Hansen sull’astronauta Neil Armstrong, ha come protagonisti i bravissimi Ryan Gosling come Armstrong e Claire Foy come la moglie Janet.

Armstrong era una persona molto privata e schiva ma molto preciso nel suo lavoro, nonostante la vita gli abbia messo davanti drammi al limite della sopportazione. Sua figlia morì in giovanissima età per via di un cancro, e molti suo amici morirono nella corsa verso la luna che, come sappiamo tutti, gli Stati Uniti vinsero ma a caro prezzo.

Chazelle ci permette di vivere l’epopea della NASA di quei tempi, ma nello stesso tempo ci fa vivere la riservatezza e peculiare visione della vita di Armstrong, la sua relazione con la moglie e la famiglia, e la sua professionalità con i colleghi.

La trama non ve la racconto perchè se avete la mia età, vi ricorderete molto bene tutti gli episodi che comunque conoscerete tutti perchè ormai fanno parte della storia dell’umanità.

Vorrei comunque soffermarmi su due caratteristiche di questo film che merita la visione.

La prima è la capacità del film di farci vedere realmente come funzionavano le cose nelle vite degli eroici astronauti. La nostra visione è quella di un agenzia spaziale che ha livelli di tecnica altissima. Chiaro che questo corrisponde a verità, ma a quei tempi le astronavi e gli aerei usati erano più vicini a catorci che ad altro.

La seconda cosa è la dolcezza che pervade il racconto, che si concentra in un gesto che Armstrong compie quando si trova sul suolo lunare. Non sempre le persone che sembrono distaccate e fredde non hanno emozioni, tutt’altro. A volte le loro emozioni sono talmente forti e passionali che se ne devono distaccare per essere capaci di respirare.

Un film che ho trovato di sorprendente dolcezza, come due mani che si sfiorano.

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