Nella serie televisiva This is Us, il padre/marito Jack (il protagonista dal passato duro e difficile) inizia ad allenarsi alla boxe. Un giorno torna a casa con un occhio nero. Quando la moglie s’accorge gli fa una scenata dicendo le solite cose che si dicono a chi si allena alla boxe: è troppo duro, i pugni ti fanno male alla testa, è pericoloso.
Dogman, il bellissimo film di Matteo Garrone, è liberamente tratto dalla storia vera accaduta a Roma negli anni ’80. Pietro De Negri, detto “er canaro della Magliana” torturò e uccise Giancarlo Ricci che lo vessava da molto tempo. Anche se ci sono alcune licenze narrative, la storia segue abbastanza fedelmente quello che accadde e che colpì profondamente la società di quei tempi.
E’ la storia di un sogno infranto, di una vita che s’inchina davanti alla realtà. E’ la storia di Marcello, tolettatore di cani, che vive in un ghetto pieno di gente dura che naviga ai margini dell’illegalità. Il suo carattere debole e buono lo fa diventare vittima di Simoncino, violento ex-pugile che domina il quartiere con prepotenza.
Ci sono persone che hanno successo con gli animali e i bambini, ma con gli esseri umani no.
Marcello ha una figlia che ama follemente, e con la quale va a fare delle immersioni visto la loro mutua passione per la subacquea. Sogna di portarla a vedere la barriera corallina; lei e lui in volo lontani dalle strade buie e difficili della loro città.
Mi chiedo se persone come Marcello possano veramente volare via, oppure se sono condannate dall’ambiente in cui vivono. Difficile sognare quando esci da casa e le persone con le quali vivi sono delinquenti.
Marcello fa bene il suo lavoro, con passione e amore, e inframezza le visite alla figlia con lavoretti più o meno legali che gli chiede di fare Simoncino fino a che un giorno viene arrestato perchè colluso con il delinquente. Non fa la spia e si fa quasi un anno di galera.
Uscito da galera cerca Simoncino per avere quello che gli aveva promesso, ovvero una parte del bottino, ma invece in cambio ha un ulteriore vessazione.
I buoni hanno limiti, se non ne hanno diventano beati o santi, e Marcello arriva al suo limite. Sotto l’effetto della cocaina, fa entrare nel suo negozio di notte con un’inganno il suo carnefice, e una volta entrato lo fa svenire e lo mette in una gabbia per poi torturarlo e ucciderlo.
Il film è bello e duro, livido come la sua fotografia, e si regge sulla prova magistrale di tutti gli attori che dipingono un affresco di una realtà che si trova molto più vicina a noi di quello che crediamo.
Menzione particolare va a Marcello Fonte che ci regala un Marcello dalle sfaccettiature infinite e grandi occhi che ci raccontano tutto, ma veramente tutto. Un uomo piccolo e fragile, che prende forza solo dall’amore per sua figlia e che soccombe semplicemente perchè non aveva mai avuto alternativa.
Sogni infranti, sono sogni infranti.
Jack dice a sua moglie che la boxe gli serve perchè: “it puts my stuff in order”. Ecco, forse a persone come Marcello ancora non c’è una cosa che li aiuti a mettere le cose in ordine.
La moglie di Jack il giorno dopo gli regala un caschetto da boxe.