Wonder

E durante una serata fresca di questa calda estate ci vediamo questo piccolo grande film che si chiama Wonder. E’ la storia di August Pullman, bambino di undici anni, che ha una malformazione craniofacciale. Per sistemare il suo volto il povero August ha subìto 27 interventi chirurgici e naturalmente per questo motivo la madre non lo ha mai mandato a scuola facendogli fare scuola a casa (home school). Il film inizia con la narrazione del suo primo giorno di scuola quando August si toglie il casco d’astronauta che si mette per nascondersi dagli altri, e affronta per la prima volta nella sua vita qualcosa da solo.

Wonder avrebbe potuto essere il solito film hollywoodiano sulle malformazioni e le minoranze, invece il regista Stephen Chbosky, fa un ottimo lavoro aprendo la storia a molti fili narrativi. Essendo un adattamento al romanzo omonimo di R.J. Palacio, il regista scava non solo nelle emozioni, gioie e delusioni di August, ma ci fa vivere anche quello che provano e sentono gli altri protagonisti della sua vita; la madre (un ottima Julia Roberts), il padre (Owen Wilson) la sorella Olivia (Izabela Vidovic) ma soprattutto i compagni di scuola di August che si vedono piombare a scuola un “mostro” che ama le stelle e che a volte è pure simpatico.

la ricchezza del film è dunque la visione delle dinamiche che intercorrono tra il “diverso” e il “normale” e che generano paura e rabbia. Il film è godibilissimo anche se devo avvertirvi che bisogna assolutamente vederlo con un bel pacco di fazzoletti a portata di mano.

Inutile dire che il film si regge sulla recitazione del piccolo Jacob Tremblay che è immenso sotto la sua maschera da August.

Fa bene a volte ricordarsi che è normale e forse anche giusto che il “diverso” ci spaventi, ma fa molto bene al cuore ricordarsi che l’unico modo per affrontare questa paura è l’apertura e l’amore. Grazie a Wonder che ce lo ha ricordato.

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