Se l’utopia vuol descrivere un mondo perfetto e ideale, la distonia ne mette in scena uno indesiderabile e spaventoso.
“The Handsmaid’s Tale” è una serie televisiva creata da Bruce Miller, tratto dal libro dello stesso titolo di Margaret Atwood. E’ stata trasmessa dalla Hulu nel 2017 e ha vinto ben 8 premi Emmy e 2 Golden Globes.
E ora che vi ho detto le cose tecniche, iniziamo.
Nel futuro prossimo, il tasso di fertilità sulla terra crolla vertiginosamente per via di malattie sessuali trasmissibili e inquinamento ambientale. In questo caos, negli stati uniti, un governo totalitarista e cattolico prende il potere dopo una sanguinosa seconda guerra civile. Invece di 50 stati ne rimangono solo 2. Gli uomini politicamente e religiosamente potenti si chiamano Commander e tengono le fila della società. Le donne che risultano essere fertili vengono prese e indottrinate, vestite con tuniche rosse e copricapo che ricordano quelle delle suore, e vengono chiamate Handmaids. Queste vengono “donate” alle famiglie potenti per dar loro figli che in qualche modo possano continuare la specie. A loro viene dato un nome fittizio, e devono sottostare ad alcuni riti che dovrebbero metterle incinte.
Immaginatevi questo. Immaginatevi gli uomini dell’ISIS, o del Terzo Reich che prendono il potere e schiacciano chiunque non voglia vivere secondo i loro dogmi.
Seguiamo la vita di June Osborne (chiamata Offred nella sua vita Handsmaid) che è stata forzatamente separata dal marito e dalla figlia e che ora vive nella casa del Commander Fred Waterford (un ottimo Joseph Fiennes). Con lei la cuoca e l’autista che vivono per agevolarla nel suo unico compito di vita: rimanere incinta e dare un figlio al Commander.
La serie ti prende per la gola e ti trascina nelle emozioni delle persone che poco prima erano liberi di vivere quello che ora loro non hanno più: una vita. L’isteria religiosa fa da spina dorsale al nuovo credo dove non esiste più la pietà. Con crudeltà e cattiveria gli “nuovi uomini” strutturano una società guidata dal libro sacro distorto alla loro visione. Ricorda qualcosa?
Handsmaid Tale va assolutamente vista.
La sua struggente bellezza, con immagini che a volte sembrano quadri per quanto sono simmetriche e profonde fanno da corollario alla storia cupa e angosciante di Offred. Le dinamiche malate tra i protagonisti ci fanno respirare il condizionamento e la paura. Ma siamo uomini e vogliamo la libertà, e anche qui esiste la ribellione che nasce come una scintilla interiore e si propaga come un aurora boreale. Molte scene ti fanno sentire male per quanto sono descrittive e spietate, ma innalzano la serie a un livello così alto che crea inevitabilmente un “prima” e un “dopo”. Posso dirvi che il valore aggiunto sono gli sguardi e il volto di Elisabeth Moss che ci ricordiamo in Mad Men, e che qui disegna una Osborne/Offred che ci fa vivere tutto quello che c’è di umano in ognuno di noi.
Contrapposta alla Moss abbiamo una grandissima Ann Dowd che impersonifica una Aunt Lydia, coordinatrice e responsabile dell’eticità delle Handsmaids. Un personaggio che difficilmente verrà dimenticato.
Non posso dirvi altro se non quello di vederlo assolutamente. Sto aspettando con impazienza la seconda stagione che inizierà tra poco per godermi di un prodotto che, come vi ho detto, non ha eguali nel panorama culturale.