Trauma Primario (psicologia emotocognitiva; Baranello, M.) – In psicologia emotocognitiva è definito “trauma primario” la conseguenza traumatica di eventi e situazioni traumatogene o mappe traumatiche legate direttamente ad un bisogno oppure ad un desiderio primario ed in grado di disturbarne la regolazione, quindi impedire al bisogno di essere adeguatamente soddisfatto. Definiamo in sintesi il trauma primario come l’impossibilità / incapacità di un sistema di riferimento di realizzare desideri funzionali primari.
Dunque c’è questo mio amico oppure aspettate, sono io. No, c’è questo mio amico che ha subito un trauma primario. In pratica un giorno, mentre giocava tranquillo nel salone di casa di sua zia, sua madre affetta da bi-polarismo maniacale, ha scavalcato il muretto del balcone per buttarsi giù da circa 7 piani. Lui non ricorda esattamente quanti fossero, ma era alto. Siccome non credo sia tra le cose più facili buttarsi, la madre si aggrappò al muretto e iniziò a chiamare suo figlio per aiuto.
Diamo al ragazzino un nome di fantasia: Paolo, no Ugo….no Angelo. Chiamiamolo tizio.
Allora tizio, mentre gioca per cazzi suoi immaginandosi mondi fantasiosi e onirici, senta la voce lontana di sua madre che lo chiama: “tizio………aiuto………aiuto…….” Lui si alza e cammina verso il balcone. Abbassa lo guardo oltre il parapetto e vede il viso stravolto della madre e le gambe che le penzolano verso il basso. Lui vede questo. E si gela. Le tocca una delle mani tentando di issarla ma non avendo nemmeno 11 anni capisce da solo che non è possibile. È fredda e sudata la mano. Lui sente freddo. Lui corre in salone e grida verso la cucina dove stava sua zia. Cut.
Una delle cose più belle che ho visto ultimamente è un corto video di un elefante che dopo 50 anni di cattività viene messo in libertà in un ospedale per elefanti. Si vede che trotterella e poi si sdraia sulla terra. Inizia a tirare la terra con la proboscide, come farebbe un bambino felice. E guarda nella telecamera di chi lo sta riprendendo.
I suoi occhi.
Pronti, si gira. Ciak!!
Lui urla verso la zia che corre verso di lui. La porta verso il balcone, come farebbe un cane che mostra al padrone dove ha sotterrato l’ osso. Lei urla. O così si ricorda lui. Chiama il marito che stava dormendo. Forse lo zio si sveglia subito. Forse invece la zia è da sola. La madre viene issata lentamente. Le sue braccia si graffiano a sangue. Lui s’affaccia e vede tanta gente per la strada che ha il dito puntato verso di loro. Vede un uomo che corre verso il palazzo e lui grida “ è papà!!!” Peccato che il padre stia in Canada in quel momento. Cut.
Succede a volte. Succede appunto che un incidente di macchina, una disgrazia, un terremoto, tolga l’equilibro che ci siamo creati e sprofondiamo nel buio. E quelli che ce la fanno, rimangono danneggiati. Per sempre danneggiati. Vedono la vita in altro modo semplicemente perché loro “ne sono usciti” . Un po’ come i veterani della guerra.
Quando ci fu il terremoto in Nepal vidi un filmato senza sonoro. La terra trema e centinaia di uccelli volano in alto. Gli uomini cercano di stare in piedi smarriti. Si vede che si aggrappano per cercare equilibrio.
E gli uccelli invece volano via. In silenzio.
Sto invecchiando. Non sopporto di vedere gli animali o gli umani torturati o uccisi. So che diventerò vegano e vivrò in una capanna. O forse farò come Marlon Brando e me ne andrò su un isola e mangierò fino a far scoppiare il mio cuore.
Dunque la vita di questo mio amico è cambiata quel giorno. Tutto quello che lui pensava fosse bello e giusto ha preso una piega diversa. Parole come amore, sesso, fatica, paura, avevano, da quel giorno, un sapore diverso. Ma lui questo, in quel momento, non lo sapeva. L’ idiota aveva solo paura. Tremava, Si mangiava le unghie. Ma non pianse.
Pronti, Ciak!!
E poi la issarono, e poi andarono in ospedale, e poi lui visse una vita piena di paure e trovò che tirare i pugni lo faceva sentire meglio perché almeno ci provava a vivere. Parlava poco forse perché aveva poco da dire. E visse come poté. Cut.
Ho letto che una mamma ha portato il figlio piccolo in uno zoo a vedere gli animali. Arrivati alla gabbia di “ un bellissimo e rarissimo esemplare di gorilla” il figlio piccolo si arrampica e davanti alla madre cade nella gabbia del gorilla. La madre, che io reputo idiota, ha detto “ mi ero distratta” . Dunque gorilla, bambino piccolo, gabbia. Arrivano gli inservienti e siccome “la vita umana vale più di qualunque cosa”, uccidono il gorilla che avrebbe potuto ferire o uccidere il bambino. E io penso che la cosa che non funziona in tutto questo è che “ il bellissimo e rarissimo esemplare di gorilla” non doveva stare in uno zoo degli Stati Uniti, ma bensì in una giungla a farsi i cazzi suoi. Gli esseri umani sono delle merde.
Sarebbe bello che prima di morire, noi avessimo a disposizione due tecnici del cinema. Da una parte il direttore della fotografia, e dall’ altra l’addetto al montaggio. Prima di andare al Nirvana, o Paradiso, o fuoco eterno, o quello che volete voi, dovremmo avere l’opportunità di avere il film della nostra vita e poterlo rimontare senza poter aggiungere altro. Rimontarlo e poi darlo al direttore della fotografia e vedere dove serviva più luce o più ombre. Non sarebbe male. E poi morire.
Pronti? Si gira.
La madre lo chiama e lui si avvicina al parapetto. La vede a penzoloni. Lei grida a mezza voce “ aiuto…..aiuto……”. E lui si avvicina. Le tocca la mano sinistra, e lentamente fa forza e le alza il mignolo. Poi l’anulare. Lentamente senza fretta. La donna lo guarda e il suo sguardo va tra lo stupore, la paura e la serenità. Quando lui alza l’ultimo dito, il pollice, il braccio cade verso il basso come una frustata. Lui guarda lei. Lei ha la bocca aperta ma non esce più un suono. Con molta calma inizia con l’altra mano. Appena alza il mignolo, lei lascia la presa. E cade, in silenzio cade. Lui vede la scena al rallentatore. Il vestito che si alza nel vento. I suoi capelli che le coprono un pezzo del viso. Lei ha gli occhi sbarrati e la bocca aperta. Lui la vede cadere e all’ improvviso lei si ferma nell’aria, come una nuvola. Lui si allontana dal balcone e torna in salone a giocare.
Poi dopo si sentì un tonfo.
Non mise mai un paio di guantoni nella sua vita, ma prese lezioni di tip-tap e ballò leggero come Fred Astaire.
Vuoi ballare con me?
Cut.