Capisco subito cosa significa essere Svedesi durante il viaggio d’ andata in aereo. Il volo della SAS ritarda quasi un ora. Cercano di recuperare andando a tavoletta, e rosicchiano quasi mezz’ora. Mentre l’ aereo scende per l’atterraggio, l’assistente di volo c’informa che ci sono 5 passeggeri che devono prendere una connessione per Chicago. Siccome hanno poco tempo, ci chiede il favore di farli passare per primi appena l’ aereo aprirà il portellone. L’ aereo si ferma, apre le porte, e tutti…dico tutti…rimangono seduti e guardano i cinque passeggeri che corrono per non fare tardi. Gli sguardi erano sereni, alcuni sorrisi, molti sguardi erano della serie “ dai ragazzi che ce la fate!” .
Dall’ aeroporto si prende l’ Arland express. 100% Environment friendly. Se tarda di 3 minuti, ti rimborsano il biglietto. Se perdi l’aero per colpa dell’ Arlanda, ti pagano i danni fino alla cifra di 13.000 euro.
Stoccolma è una città “ cash and coin free” . Tutto si paga con la carta di credito o il bancomat. In 4 giorni di permanenza non ho visto una corona svedese. Inutile dire che la città è comoda in tutti i sensi. Non si fa fatica a girarla, e gli Svedesi sono molto gentili e cortesi. Siamo stati fortunati a trovare 4 giorni di sole, ci dicono che fa poco freddo quando è meno 20. La città è costruita su un arcipelago di isolette con nomi improponibili.
Stoccolma, nonostante la maestosità, è una città con un forte fermento culturale. Ha circa 75 musei che spaziano dall’ architettura alla fotografia. Ha anche un vero e proprio museo all’ aperto, Skansen, che è un misto tra il bioparco e Disneyland.
La prima visita è stato al museo della fotografia, Fotografiska, grande e moderno. C’ era la mostra dei ritratti di Martin Schoeller, nato nel 1968 in Germania ma New Yorker d’ adozione. Inizia la sua carriera come assistente di Annie Leibovitz e crea un suo personalissimo modo di fare ritratti. Va molto molto vicino al viso e con una illuminazione particolare, crea dei ritratti che entrano letteralmente dentro al personaggio. Personaggi famosi come De Niro, o Jolie, vengono messi a nudo. Più l’ osservatore s’avvicina, più i ritratti diventano altro trasformandosi in vere e proprie mappe che spersonalizzano il volto e portano l’ osservatore tra le pieghe della persona. Notevole. Se li trovate, guardatevi i ritratti di Tarantino (vestito con una camicia di forza), Angelina Jolie formato vampiro, e Obama.
Nel museo c’era una saletta con foto di Magnus Wennman. Non sto qui a parlarvi della tradizione Svedese di accettazione dei migranti che è molto conosciuta. La saletta, dedicata alla croce rossa, mostrava foto di Wennman che ha girato diversi campi profughi in giro per il mondo, facendo foto ai luoghi dove i bambini dormono. Sotto ogni foto c’ era il nome del bambino e la sua storia. Storie di fuga, di guerra, di straniamento. Ogni foto era una stilettata nel cuore. Foto bellissime, buie , molte senza speranze, ma che vanno viste.
C’era poi una grande e bella sala dove mostravano i lavori di diversi fotografi che avevano partecipato al concorso annuale di Fotografiska. Il concorso non ha tema, ed è aperto a chiunque. Foto belle e brutte, triste e allegre, che però mostravano la vena creativa dei giovani partecipanti.
Altro museo che merita è il Vasa Museum. Brevemente: il Vasa era una gloriosa nave Scandinava del 17esimo secolo che affondò poco dopo il suo varo. Probabilmente per via del fatto che non fosse stato una testimonianza positiva dell’ ingegneria navale Scandinava, il Vasa rimase sotto acqua per 333 anni. Un bel giorno decisero di tirarlo fuori dall’ acqua, e dopo averlo restaurato e sistemato, ci hanno costruito intorno una struttura e ci hanno fatto un museo. La nave è al 95% originale, e durante la visita viene spiegata la storia e i lavori che sono stati fatti su questo bellissimo pezzo di storia. Non per niente, il Vasa è il museo più visitato di Stoccolma. Ogni museo ha un ristorante/self service, e bar. Internet gratuito. Ma d’ altronde l’ internet gratuito lo trovate anche in quasi tutti i negozi, nei supermercati, e nei bus.
Abbiamo visto il Modern Museet (Museo d’ arte moderna) che annovera alcuni Picasso, Dalì e anche Modigliani. Bello e funzionale.
Ma, lasciatemelo dire, il fiore all’ occhiello (soprattutto per noi gggioovvani) è stata la visita al posto più kitsch del pianeta terra: The Abba Museum. Un museo interamente dedicato agli Abba con tanto di filmati, dischi, vestiti, stivali, chitarre, e tanti tanti lustrini. L’ apice della visita è stata la stanza “ become the 5th Abba!!!” . In pratica un volontario sale su un palco dove all’ improvviso appaiono 4 ologrammi degli Abba, e tu….davanti ad un microfono, devi ballare e cantare come loro.
Serata clou è stata la festa di compleanno di una nostra amica. Lei ha compiuto 60 anni e noi eravamo tra i più giovani presenti. C’erano ambasciatori, funzionari di ministero, addetti culturali e un po’ di Nazioni Unite. Noi mediterranei ci aspettavamo una serata all’ Ikea; fredda, organizzata, precisa. Siamo stati smentiti dopo un ottimo pranzo al buffet (dove non c’ è stata ressa e dove tutti hanno mangiato comodamente) e qualche bicchiere di buon vino Italiano. Ci siamo trovati in mezzo a una mitica festa danzante con tanto di gruppo dal vivo che cantava canzoni USA rock and roll degli anni 50. Durante i compleanni e anniversari, gli Svedesi hanno un abitudine che trovo molto bella. In onore della persona festeggiata chiunque può fare un discorso, o leggere una poesia, o cantare una canzone. Naturalmente si può incensare come prendere in giro, ma ho trovato tanto vero affetto e amicizia.
Durante la cena ho avuto modo di parlare con molte persone presenti, vista la mia curiosità di conoscere i lati pratici del famoso e tanto vituperato “ socialismo democratico” . Ho anche avuto il piacere di conoscere Il Managing Director di una grossa marca automobilistica, Italiano, che ha lavorato in Svezia per 3 anni. Chiaro che nessuna democrazia è perfetta, ma la Svezia senza dubbio è avanti rispetto a molti paesi.
Come al solito sono le piccole cose che ti danno il senso di come vedono il concetto di società. Abbiamo visto un numero esagerato di bambini e di giovani coppie. Questo perché se fai un figlio ti aiutano. Ti pagano per un anno intero come se lavorassi, hai la maternità e la paternità, i servizi sanitari sono gratuiti e tutti gli asili (pubblici o privati) non costano più di 300 euro massimo al mese. Ora in Svezia, sei fico se hai almeno 3 figli. Le donne con passeggino non pagano il biglietto nell’ autobus. Questo succede non perché sono madri, ma perché avrebbero il disturbo di entrare dalla porta centrale del bus, per poi lasciare il passeggino, e andare dall’autista a fare il biglietto. Questo creerebbe disagio alla mamma/papà e a tutti i passeggeri.
Per loro, i migranti sono una risorsa. Mi spiegano: “ se abbiamo 1000 migranti che arrivano in Svezia, noi li mandiamo nei paesi verso il nord. Li accogliamo nei paesi piccoli dove non ci sono più giovani e le scuole magari sono chiuse. Riapriamo le scuole per i loro bambini, e questo crea un vortice virtuoso. Apriamo la scuola per i bambini, e allora ci servono 2 maestri ogni classe, e poi ci serve chi cura la scuola, chi cucina il cibo, chi li porta a scuola, i medici che li curano e via dicendo. Diventano un volano per l’ economia, e per la società” . Chiaro che non è sempre così. Ho saputo che hanno portato una cinquantina di Siriani nel profondo nord della Svezia in pullman. Si sono rifiutati di scendere perché faceva troppo freddo.
In 4 giorni abbiamo sentito solo una volta una sirena. In qualunque città moderna o non, io ho sempre visto prima o poi una cacca di cane per la strada. A Stoccolma no. Si mangia molto bene a Stoccolma, soprattutto i piatti Svedesi. I ristoranti sono un po’ cari. Il verde cittadino è di tutti e tutti lo curano.
In televisione fanno vedere “ come si uccide una foca e come si trasporta a casa” . E anche altri documentari tipo “ i pescatori di granchi nell’ mare del nord” e “ la moschea nell’ antartico” .
Il manager Italiano ci ha detto che lavorare con gli Svedesi ti fa capire che stanno 30 anni avanti a chiunque, Americani compresi. Il concetto di “ delegare il lavoro” è nel loro DNA. Si lavora come un gruppo, con una meta unica, senza capi e senza protagonismi. Ognuno porta ricchezza agli altri.
Anni fa dissi che probabilmente gli Emirati Arabi erano il futuro. Lo sono, se intendiamo il futuro tecnologico alla Disney. La realtà che il substrato sociale in quei paesi si poggia sulla schiavitù legalizzata dei lavoratori dei paesi disastrati del mondo. Gli Svedesi invece hanno un concetto antico e nello stesso moderno del vivere insieme. La loro legge sulla trasparenza dei politici, cioè rendere pubblici le loro spese, ha 250 anni.
Certo….fa freddo. Hanno la neve. D’ inverno il sole sparisce verso le 3 e mezzo del pomeriggio. Ci hanno detto che se sei una persona un po’ chiusa e solitaria, allora la Svezia fa per te, altrimenti pensaci bene. Tutto è un compromesso d’ altronde. Loro cercano il calore aprendo ristoranti Italiani. Ne ho visti un numero spropositato. M’ incuriosisce conoscere che sistema usano per portarti le pizze a casa senza dartele congelate, ma sicuro ci hanno pensato.
Finisco con l’ immagine che mi è rimasta dentro. Le finestra a Stoccolma sono grandi e senza persiane. Per loro la luce è un bene prezioso. Di notte, ogni finestra è illuminata. Hanno l’ abitudine di mettere una piccola lampada ad ogni finestra.
Noi, stranieri in terra straniera, camminavamo con il naso all’ insù rapiti dalle luci calde delle case.