Ho letto l’ultimo libro di Carofiglio, La regola dell’equilibrio. L’avvocato Guerrieri rappresenta molto di noi, di me. Non fosse altro perché il suo compagno è un vecchio sacco da boxe appeso nel salone dove sfoga i suo pensieri. Bel libro, bei personaggi, da leggere.
I periodici sono pieni di classifiche in questi giorni, di “cosa butteresti” e “cosa terresti”del 2014. Io ho solo pensieri, e immagini, e sapori.
Ho pensato a chi stava sul traghetto in fiamme sull’adriatico. Da una parte il fuoco che bruciava le scarpe, dall’altra il vento e il freddo. Tirare fuori le persone da una nave in fiamme non è facile, e dunque penso a quelle persone che stavano li a resistere. Solamente e semplicemente a resistere.
Penso al sapore dei peperoni ripieni che ho mangiato durante il cammino quest’estate.
Penso che mi mancherà James Gandolfini.
Penso a tutti quelli che s’incazzano con i fratelli, e le sorelle, e i cognati, e mi accorgo che non vedono il grande disegno, ma solo il piccolo.
Che va bene incazzarsi per carità, è una cosa sana, ma a volte quando lo facciamo ci sono altre persone che ci rimettono. E questo non è bello.
Penso a quel filmato che girò un po’ di tempo fa di una bambina orientale negli Stati Uniti che uscì per la prima volta in vita sua sotto la pioggia. I suo occhi sorpresi, il suo sorriso, le sue risate, la sua pelle bagnata mentre faceva un balletto della felicità.
Vedo il mio viso nello specchio e vedo che somiglio sempre di più a mio padre, e mi accorgo che mi manca.
Agli occhi del mio cane quando vado a trovarla visto che è incinta e non sta a casa. E al fatto che mi guarda come dire “ma che cazzo mi sta succedendo?” e penso che ha nel suo grembo l’essenza delle vita.
A tutte le cose che ho letto e visto per lavoro, tutte le piccole e grandi tragedie che accadono nei posti di merda del mondo che ti mettono un po’ di ansia e ti fanno veramente capire quando sei fortunato. Molto fortunato.
Penso a tutte le cassiere italiane che quando vai a pagare di chiedono “ma lei non ha spicci? “ e al fatto che in nessun altro posto del mondo te li chiedono quando vai a pagare.
Ai libri, ai film, e alle serie televisive che mi hanno appassionato, o deluso, proprio come le cose della vita.
Alla scena dell’ultima puntata di True Detective quando entrano con le pistole in mano nell’orrore.
Nel personaggio di Zoran che mi è rimasto nel cuore.
Nei sorrisi di Frank Underwood di House of Cards, mortacci sua.
Nella compagnia che mi hanno dato le parole di Francesco Piccolo.
A quella famiglia che vive su una coperta per strada nel Cairo, e al piccoletto che giocava da solo mentre la città viveva la sua storia.
A quelli che scopano perché nutrono i loro anfratti bui e trovano il loro equilibrio in questo, sapendo che prima o poi finirà.
A loro che hanno perso il lavoro e trovano molte scuse per non mettere il piede fuori dal loro paese perché “hanno la famiglia, il mutuo, il sole, ecc. “.
Agli adolescenti che rompono i coglioni perché non sanno cosa sta accadendo a loro, e a noi che veniamo tritati da loro e che ci troviamo davanti a specchi opachi e stinti di noi stessi.
Ai miei amici che non stanno bene e che sono sicuro staranno meglio.
Al Carso che mi è rimasta nel cuore. Alla sua gente e agli abbracci.
Alle foto che ho fatto ma soprattutto quelle che farò.
All’amore che ormai alla mia età ha preso un sapore e un odore diverso, più forte ma anche più piacevole.
Ai miei amici che abitano lontano e che quando ci vediamo basta un abbraccio e il tempo non esiste più.
E c’è tanto altro direi, ma sappiate che stanotte vi terrò tutti nel mio cuore.
E seduto al caldo, alzerò il calice e berrò alla vostra salute. E poi farò un grande, grandissimo rutto!!
E che inizi un nuovo anno.