È il mondiale delle lacrime. Figli, moglie, tifosi, tutti a piangere per la gioia o la delusione. Forse è sempre stato così, ma ora le regie televisive si fermano sempre a cercare la situazione particolare. In fondo sono sempre due: le lacrime e le belle donne. Dolore e tette. Eros e Thanatos.
Dopo 28 minuti il Brasile perdeva già 5 a zero. Io stavo da solo sul divano e mi guardavo in giro cercando di capire se quello che stavo vivendo fosse un sogno, oppure se fosse un film. Poi, le facce dei giocatori Brasiliani mi hanno riportato alla realtà. Il problema è che i Brasiliani vivono il calcio in un modo che per noi non è facilmente comprensibile. È come una religione pagana che entra nel loro sangue. Vivono così, con emozioni forti e con certezze vacue. A Scolari non l’hanno accusato perché è stato una pippa come allenatore, ma lo hanno accusato perché “ci hai fatto vivere qualcosa che non era vero”.Lo accusano che aveva costruito per loro un “sogno”, una squadra che loro sognavano avrebbe vinto il campionato. Loro hanno creduto tutto questo, e poi hanno vissuto drammaticamente la realtà. E siccome ora i due Papi entreranno in finale, vincerà chi prega meglio??
Avevo 12 anni, e mio padre mi portò a vedere la finale Brasile – Italia. Stavamo a Toronto e la comunità Italiana aveva trovato modo di affittare un cinema e di trasmettere la partita sul mega schermo. Avevano preparato della bandierine di carta con il tricolore, e noi andavamo in giro a sventolarle. Il cinema era pieno e le tifoserie erano mischiate. Mio padre mi raccontava della partita precedente, lo storico Italia-Germania 4 a 3. Diceva che l’Italia era forte e che poteva vincere il mondiale. Ho vaghi ricordi pieni d’emozioni. Mi ricordo Domenghini secco secco che correva tanto. Il goal di Pelè di testa. Gigi Riva. Un signore davanti a noi che a ogni gol del Brasile si alzava e urlava “PELÈ ! PELÈ!”. Gli occhi degli emigranti Italiani che uscivano a testa bassa perché la loro Italia aveva perso. La maglia verde oro per me ha preso un valore proprio in quel giorno. Il fascino di quei giocatori che ballavano sul campo, il loro gioco di prima, e il fatto che quando giocano quello che fanno è bello. OK hanno perso con la Germania, e anche male, ma loro sono il calcio e non si può prescindere dal Brasile. Respect. Respect. Per molti di noi una partita è mettersi davanti alla TV bevendosi una birra e facendo battute con gli amici su quanto la partita ci fa annoiare. Per molti altri non è così.
Quando sono andato agli open d’Italia di tennis, quasi tutti i giocatori si fermavano per firmare autografi ai ragazzini. Djokovic, finito l’allenamento, si è fatto tutto il giro del campo ed è rimasto buoni 20 minuti a firmare. Solo uno, non vi dico il nome, non firmava. I ragazzini si avvicinavano e lui si girava, come facciamo parecchi di noi ai semafori quando qualcuno viene e vuole venderci i fazzolettini.
Visto questo, prende ancora più valore un filmato che ho visto di Samuel Eto’o che, tornato in Cameroun, esce dall’aeroporto e girandosi per andare a prendere la macchina vede un ragazzino che lo chiama. Piccolo, con la maglietta del Cameroun, e con grandi occhi. Eto’o si avvicina, non dice nulla e lo abbraccia. Tanto. Senza dire nulla. Tanto. Bello e vero. Forse il più bel momento che io abbia visto. La bellezza del calcio è questa, il fascino degli episodi, delle storie, dei valori emotivi in campo e fuori.
La cosa che mi ha fatto impazzire è stata la mossa dell’allenatore Louis van Gaal durante la partita con il Costa Rica. Ha fatto entrare il portiere di riserva solamente per i rigori. Sembra che sto portiere, tale Krul, aveva parato solamente due rigori nella sua carriera, eppure è entrato in campo sbeffeggiando i giocatori del Costa Rica come se lui, come lavoro, facesse solo il para rigori. Stiamo al limite dell’anti sportività in questa situazione, ma la genialità della mossa è stata grande. Van Gaal ha esaltato la cosa che più “uccide” uno sportivo: la paura. Sapeva che lo stress in quel momento avrebbe portato i giocatori tutti ad essere instabili, e lui non ha fatto altro che spingere leggermente la loro paura verso il limite. Infatti, Krul ha parato due rigori, e il Costa Rica, comunque eroico, se ne andato a casa.
La cosa bella del calcio poi è che ogni nazionale fa le cose che sono della propria cultura. Infatti, l’Italia quando ha vinto gli ultimi campionati del mondo lo ha fatto giocando da Italiani.
Lavoro con tutte le nazionalità qui in FAO. Gli Argentini si sentono un pò “sto cazzo”, come se fossero quelli più gaiardi di altri. I Tedeschi sono talmente determinati che, come avete visto, potete cambiare i giocatori ma il valore rimane lo stesso…stessa cosa nel lavoro. Gli Olandesi sono simpatici e nonostante la loro posizione geografica un pò “fredda” sono caldi e caciaroni. Ognuno la sua, questo è il bello del mondo e il campionato del mondo di calcio dovrebbe accentuare le differenze, accettandole con rispetto e amore.
Balotelli quando l’italia ha vinto contro l’Inghilterra ha simpaticamente guardato nella telecamera e ha fatto il segno 2 contro 1. L’altro ieri, Maradonna simpaticamente ha mandato una sua foto su twitter sorridendo e mostrando sette dita. Non saranno mica tutti e due stronzi nello stesso modo?
Ieri le televisioni hanno fatto vedere ininterrottamente clip dei tifosi brasiliani che piangevano disperati. Mi ha colpito uno di quei ragazzini piccoli e secchi con la testa grande. Era dipinto di verde oro nel viso, e la vernice colava mista alle sue lacrime. Si accorge che lo stanno riprendendo e lui , con gli occhi pieni di lacrime, guarda e fa un gesto con la mano come dire “OK, non vi preoccupate….fatemi piangere ma è tutto a posto”. Saggio. Dovrebbe diventare lui il nuovo Presidente Brasiliano.
Vi lascio e vi saluto, nella speranza che mentre leggete queste mie parole, Samuel Eto’o continua ad essere abbracciato al suo piccolo tifoso