12 anni schiavo, e Gomorra

Come promesso, e scusate il ritardo, mi sono visto 12 anni schiavo di Steve McQueen, vincitore di Oscar come miglior film e miglior attore a Chiwetel Ejiofor. Basato su una storia vera, narra della disgrazia capitata a Solomon Northup che in quei tempi era un “nero libero” con tanto di lavoro e casa, e che un giorno fu preso con uno stratagemma e venduto nel sud dello Stato come schiavo. Insomma, una situazione che vi farebbe rodere il chiccherone parecchio anche a voi e che ha piegato la vita di Northup in quei 12 lunghi anni, cambiandola inesorabilmente. Sarò franco, il film è una palla mostruosa. L’ho affrontato con un sacco di bei propositi, ma mi sono ritrovato con un film denso di situazione viste e riviste, di personaggi vissuti, e luoghi conosciuti. La violenza c’è, ma sembra quasi staccata dalle emozioni. Se volete vedere qualcosa di più vero guardatevi “Django” di Tarantino e buona notte. Il film merita l’oscar per gli ultimi 10 minuti, quando…dopo appunto 12 anni…Northup ritorna a casa e rivede la moglie e le figlie. Ejiofor è bravo ma sembra che a volte reciti con il freno a mano tirato. Chiaro che vuol far vedere la distruzione nell’animo e corpo di Solomon, ma anche quando esce la sua ira sembra quasi non giustificata.

Ritornando a bomba, non ho più dubbi che Di Caprio meritava l’oscar quest’anno, e sicuramente prima o poi i vetusti dell’Accademy si sveglieranno dal torpore e si accorgeranno dell’errore commesso.

 

D’altra pasta invece è Gomorra, la serie televisiva Italiana, prodotta da Sky e della quale ho immenso piacere di parlarvi. Dopo svariati anni di serie televisive posso dire che il segreto di una bella serie cade su due cardini: una sceneggiatura come si deve e la recitazione degli attori all’altezza del progetto. In Gomorra non solo abbiamo una sceneggiatura  eccellente che non dimentica le origini Italiane e che è intrisa di tensione e colpi di scena degni della migliore serie americana o inglese, ma abbiamo anche una recitazione straordinaria di tutti gli attori, professionisti e non. Sicuramente questo dovuto ai tre registi principali, coordinati da Sergio Sollima, e dal lavoro certosino di ricerca e sviluppo dei personaggi. Menzione speciale va anche alla fotografia, dura e cruda come il racconto della vita quotidiani di gente di Camorra e dei loro giochi di potere e guerre. La seria ti prende fin dalla prima inquadratura, e ti porta con un alto tasso di tensione fino alla fine. La storia è violenta e senza edulcorazione, le cose vengono mostrate per quelle che sono senza sconti. Molto forte, molto bello e coinvolgente. Finalmente anche noi mostriamo la capacità di analizzare la nostra società e i prodotti che essa fa nascere, senza avere paura.

L’altro giorno sono andato a un convegno internazionale e un ragazzo molto giovane, forse troppo, mi chiedeva affascinato se potevo aiutarlo a incontrare qualcuno della “Mafia” o “Camorra” o “Ndrangheta”. L ‘ho guardato come fosse arrivato in quel momento da un astronave verde, e gli ho detto “e secondo te i Mafiosi vogliono incontrare proprio te???”.

Andiamo in giro a dire che non è giusto che noi (ancora adesso) veniamo mostrati come pizza, mandolino e spaghetti….bene…sono d’accordo. Primo passo per fare questo è mostrare il nostro peggio, e con questa serie abbiamo iniziato a farlo. Bravi. Non vedo l’ora di vedermi la seconda serie.

 

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