Nel mio viaggio di conoscenza per vedere se Di Caprio meritava o no l’oscar…….mi sono visto Captain Philipps di Paul Greengrass e Dallas Buyers Club di Jean-Marc Vallée. Sono due storie tratte dalla vita vera, da episodi che hanno messo delle persone normali sotto la lente focale della Storia, e dove le loro fragilità sono diventate forza.
Nel filmone molto USA di Captain Philipps seguiamo la storia di una nave cargo che se ne va nei mari della Somalia nei tempi dei pirati moderni. Naturalmente vengono assaltati da 4 poveri disgraziati armati di pistole e mitra, e della loro disperazione. Dopo vari vicissitudini, si prendono 30 mila dollari e se ne vanno con una zattera d’alto mare portandosi appresso appunto il nostro eroe Captain Philipps. Gli Americani, incazzosi di natura, muovono navi, elicotteri e navy seals e vanno a salvare il loro cittadino. Il film è ben fatto e trova un ottimo equilibrio tra il classico film d’azione, il documentario, e il film intimista che entra negli sguardi e delle paure dei protagonisti. Sappiamo già da prima che il Capitano si salva, non fosse altro perché abbiamo visto il suo faccione alla serata degli oscar, ma quello che ha vissuto in questa esperienza non sono stata sicuramente dei momenti simpatici. Come nei film di John Wayne, alla fine arriva la 7° cavalleggeri a salvare il nostro eroe. Loro arrivavano a cavallo, i nostri ora vengono buttati con il paracadute in mezzo al mare e messi su una porta elicotteri che controlla la situazione. Mentre dentro alla zattera Tom Hanks (l’eroico capitano) tenta di tutto per non prendersi una pallottola in testa dai disperati Somali, i navy seals creano un impianto di contro offensiva che fa impallidire il lancio del Saturno 5. La tensione sale molto e il film è fatto molto bene tenendoti aggrappato sul divano e chiedendoti come andrà a finire. Sembra che la realtà sia stata un’altra. I 30.000 dollari sono spariti, e non si sa dove siano finiti…e i navy seals hanno certo liberato il capitano, ma non è andato proprio come descritto nel film, e il Captian Philipps non era un mostro di simpatia….. D’altro canto il regista ha giustamente detto “io faccio film, non documentari su fatti accaduti”. Il film si tiene sull’ottima recitazione di Tom Hanks e su quella del bravissimo Barkhad Abdi, secco pirata somalo che recita con le sue ossa e con i suoi occhi. Il vero “comandante” dei pirati venne arrestato e ancora sta in carcere scontando una condanna di 33 anni. Al momento dei fatti, non aveva compiuto neanche 18 anni. Come detto, il film si fa vedere per entertainment, ma il momento più profondo e più bello è quando, dopo la liberazione, Captain Philipps sale sulla nave appoggio e viene visitato da una dottoressa della Marina. Lo sguardo, i movimenti, i balbettamenti di Tom Hanks che ci fanno vedere il disorientamento e lo shock del Capitano sono un pezzo notevole di recitazione. Lui, fragile e attonito nelle mani di una fredda ma molto professionale dottoressa. Un bellissimo momento di cinema che vale tutto il film.
Il secondo film invece è duro e crudo. Ron Woodroof (Matthew McConaughey, vincitore dell’oscar come protagonista) è uno che scopa, gioca all’azzardo, pippa cocaina, beve, e a seguito di uno svenimento scopre di essere sieropositivo. Siamo nel 1985 e inizia l’epidemia dell’AIDS. Si legge del virus sui giornali, ma la gente ancora non si sente coinvolta e oltre alla drammaticità della malattia, Woodroof deve battersi contro i medici e le case farmaceutiche che ancora brancolano nel buio per quello che concerne le cure. Inizia così uno studio profondo e dettagliato degli effetti e delle medicine con la convinzione (poi confermata) che la medicina più usata in quei tempi, la AZT, creava più danni che benefici. Incontra Rayon (un travestito interpretato da Jared Leto, vincitore dell’oscar come miglior attore non protagonista) e iniziano un business di vendita di cure alternative che viene ostacolato dalla FDA (Food and Drug Administration). In pratica il concetto di quei tempi (ma non sono cambiate molto le cose) era che se non era stato autorizzato dalla FDS, non poteva essere usato. Punto. Il film ha momenti alti quando i due devono affrontare la durezza della loro situazione, e viviamo insieme a loro le paure e le angosce, oltre ai momenti di comunanza con gli altri malati. Inutile dire che entrambi Mc Conaughey e Leto sono bravi. Sono entrambi dimagriti una trentina di chili, e si vede. La complessità dei loro personaggi esce bene, e colpisce la transformazione fisica e caratteriale dei due attori. Sono personaggi che vivono vite di frontiera, e che si ritrovano a diventare dei piccoli grandi eroi che aiutano la comunità, e in questo caso il mondo, ad avere qualche speranza in più. Quando entra in ospedale la prima volta, a Woodroof i dottori danno 30 giorni di vita. Ne vive molti di più, morendo naturalmente di AIDS, ma avendo fatto molto per i malati.