Il cinema è bello e lo amo perché ha diversi linguaggi e viene percepito in modo diverso da ognuno di noi. Ho amici che davanti a un film di Kubrick o Mallick escono dal cinema e dicono : “che vuol dire?”. Quando andai a vedere “Mulholland Drive” di Lynch con degli amici, ne parlammo per ore e ore. Credo che Martin Scorsese invece sia un narratore diverso. Tutte le sue opere lasciano poco all’immaginazione sparandoci in faccia la realtà. È un regista eccezionale che ha fatto la storia del cinema, e ci ha donato momenti grandiosi, tutte basate sulla realtà. Narra storie vere o che abbiano radici nella realtà, lasciando poco all’immaginazione. Forse in film come “L’ultima tentazione di Cristo” o “Hugo Cabret” ha toccato corde intime e a volte mistiche, ma il resto è puro hard core movie.
“Wolf of Wall street” non ci regala nulla di nuovo. È un film sul potere, sui soldi, e tutto quello che ne consegue ma è un film di Scorsese. Ogni scena è Scorsese, ogni parola è Scorsese. Il dito indice della mano sinistra che alza Di Caprio è Scorsese. Tre ore di colori, situazioni, parolacce (fuck, fuck and fuck) di storie, di persone, di assurdità, ma anche tre ore che non ti annoiano. Nessuno come lui ti sbatte in faccia le contraddizioni del vivere americano senza giudicarlo. Di Caprio è un manager/broker che da molto poco arriva al molto molto, e la sua ascesa assurda e veloce ci fa conoscere la vera storia di Jordan Belfort e come è arrivato dove è arrivato. Belfort/Di Caprio fa dei discorsi forti che motivano i suo lavoratori spronandoli e facendoli sentire una squadra. I discorsi parlano di sogno americano, di possibilità, di quanto la nazione americana dia ai suoi figli. Nello stesso tempo, appena l’FBI inizia a scartabellare e controllare Belfort, lui si difende facendo discorsi che si basano sul vittimismo, e uno di loro piscia persino addosso alle richieste dell’Agency per le indagini.
L’America mi da tutto, ma quando vuole qualcosa da me…le piscio addosso. Gente senza scrupoli che vive e si dissemina nel mondo come un virus. Gente che pippa cocaina dal sedere di una modella, e magari si sposa per amore. Contraddizioni di una generazione che viene narrata in modo eccelso da Scorsese che, ripeto, non ci dice nulla di nuovo, ma quello che dice ti porta in giro come su una montagna russa. Dicono che è il suo film più “pazzo” e creativo….dicono che lui, vecchio drug abuser, ci abbia messo dentro del suo. Io dico solo che 3 ore di film si fanno vedere, che tutti gli attori sono bravi, Naomi Lapaglia è bellissima e molto brava (ha un accento newyorkese da paura), e ci sono un paio di scene difficili da dimenticare. Ci sono anche esagerazioni e situazioni che rasentano l’assurdo, ma il concetto di base che queste persone dicono “non me ne frega un cazzo” e questo esce chiaro e forte.
Discorso a parte va a Di Caprio. Maestoso e bravissimo, recita con il corpo, con un dito, con un movimento delle sopraciglie. Come De Niro ha il suo stile, riconoscibile e gradevole. Nonostante Christian Bale sia stato bravissimo in American Hustler, Qui Di Caprio lo surclassa non fosse per la diversità di situazioni e di gamme interpretative.
Peccato, questa volta si meritava la statuetta, ma ci arriverà.