TED

Sabato sono andato al Teatro Olimpico e mi sono visto TEDxRoma. Il titolo era “Out of the box” , frase amata dagli anglosassoni per definire pensieri non convenzionali, creativi, che possono portare a pensare e vedere le cose in modo diverso.

Nel 1984 in California, due signori hanno creato un agorà moderno, ora diventato totalmente virtuale, chiamato TED, acronimo di Technology Entertainment Design. L’ idea iniziale era di prendere i migliori pensatori in quei settori, metterli insieme una volta all’anno in California (dove nacque il tutto) e creare un luogo dove chiunque potesse ascoltare e trarne vantaggio. Dopo svariate evoluzioni ora TED, sottotitolo “ ideas worth spreading”  è un vero colosso del sapere, secondo sul web solo a Wikipedia. Nel sito TED.com si possono vedere discorsi, tassativamente di massimo 20 minuti, di professori, scienziati, artisti, architetti e chi più ne ha ne metta, che parlano specificatamente di un argomento da loro conosciuto e a loro caro. il TED è una organizzazione no-profit, che si autofinanzia con sponsor, e che dopo aver coperto le spese da tutto il resto in beneficenza. Il nucleo è negli Stati Uniti, ma se qualcuno volenteroso (una persona singola, una università, un gruppo di amici) vogliono cimentarsi in un TED di casa loro, si può richiedere la licenza, che viene data gratuitamente con delle specifiche rigide naturalmente, e si possono fare i TEDx (independentely organized TED event). L’ unica costrizione pratica che gli organizzatori avranno sarà quella di registrare l’evento e mandarlo poi a TED che sceglierà le migliori performance che verranno poi messe sul loro sito.

Io sono andato appunto al primo TEDx fatto a Roma. Dopo il primo impatto pessimo, cioè la disorganizzazione per l’ accesso al teatro, ci siamo trovati nella sala del teatro che aveva le caratteristiche viste nei precedenti video visti sul sito: la scritta bianca e rossa che campeggia sul palco, lo schermo grande dove vengono proiettate le immagini e i video delle presentazioni, e il grosso punto rosso sul palco da dove lo speaker dovrà parlare. I discorsi erano in Italiano e Inglese, e l’ organizzazione aveva delle cuffie per chi volesse l’ interpretazione simultanea. Oltre all’ arrivo e accredito, l’ organizzazione (compreso nel prezzo irrisorio di 27 euro) ci ha offerto un pranzo “in the box” e la pausa caffè nel pomeriggio. Spente le luci e per quasi 7 ore, ho ascoltato idee, parole, e visto immagini che mi hanno portato in molti luoghi e in molte vite. Premetto che non tutti i discorsi erano interessanti almeno per me (il bello del TED) e non tutti gli speakers erano all’altezza, ma il tutto è stato semplicemente esaltante.

Ho visto  e sentito Vinton Gray Cerf, uno delle due persone che ha creato Internet, parlare dei BitRot (nella pausa pranzo il buon Vinton è stato assalito come una rock star dagli studenti universitari presenti per una foto, un selfie, o un semplice autografo).

Ho visto e sentito l’ artista greco Miltos Manetas parlare di quanto Roma sia “ nord “ rispetto al vero “sud” del mondo, anzi ho cercato di capire cosa dicesse perché era in evidente stato alterato e almeno io non ho seguito bene i suoi concetti.

Ho visto e sentito Yadin Kaufmann, un venture capitalist, che ci ha spiegato come si possono creare delle start-up con finanziamenti basati non su soldi, ma su partecipazioni di capitali da società appena formate. Kaufmann sta aiutando svariati start up in Palestina, lui Israeliano, creando così un movimento virtuoso intorno al lavoro delle persone e un idea di rispetto e pace.

Ho visto e sentito Athanassia Athanassiou, ricercatrice greca che è venuta a lavorare in Italia, che ha creato una spugna che raccoglie il petrolio sul mare, e una plastica fatta con i rimasugli delle verdure.

Ho visto e sentito il manager Oscar de Montigny parlare dell’ economia 0.0 bastata sulla bellezza e il silenzio.

E poi creatori di sistemi computerizzati che aiutano i ciechi a camminare senza un aiuto fisico, un altro professore che aiuta a far comunicare i malati di SLA, uno che vuole usare gli alberi come mezzi di comunicazione per l’ inquinamento atmosferico, un architetto (Stefano Pujatti) che ha pregato di lasciare gli errori, perché attraverso gli errori gli architetti vengono sfidati a creare cose nuove e belle, e lo Chef Davide Scabin che cucina pietanze di alta cucina per persone malate.

Il discorso che mi ha colpito di più è stato quello dei “The buried life” . Sono 4 ragazzi ventenni, Jonnie, Ben, Duncan e Dave, che si sono incontrati e riuniti perché tutti e 4 erano interessati alla morte. La loro storia, profonda e tenera, li ha portati a girare gli Stati Uniti e chiedere alle persone una semplice domanda “ cosa vuoi fare prima di morire ? “ . Questo ha portato loro a scrivere un libro, giocare a basket con il Presidente Obama, ma soprattutto incoraggiare milioni di persone a fare dei gesti che non avevano il coraggio di fare. Sono stati contattati da MTV e il loro format è diventato un reality show trasmesso su quel canale. Questi 4 ragazzi giovani vanno in giro a parlare della morte che è di fatto l’ ultimo tabù della nostra cultura. Bello e profondo.

La giornata è terminata con il racconto della nascita dell’ Orchestra di Piazza Vittorio e della Piccola Orchestra di Tor Pignattara raccontata da Mario Tronco, musicista e direttore.

Dopo il suo racconto, si sono raccolti sul palco alcuni componenti della band e ci siamo goduti un blues cantato in arabo, e suonato da artisti provenienti da molte culture diverse.

Alla fine una giornata passata in modo diverso che ha contributo, almeno nel mio caso, a nutrire il mio cervello, e a volte la mia anima, con parole e idee di persone che fanno piccole cose che a volte contribuiscono a cambiare di molto le vite degli altri.

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