Qua e là, Abu Dhabi e la formula 1

Abu Dhabi, la capitale federale degl Emirati Arabi Uniti. Se volete vedere come sará il mondo del futuro, un mondo efficiente e moderno, andate negli Emirati. Ci sono andato la prima volta circa 5 o 6 anni fa. Ora l’ho trovata cambiata. Li si costruisce 24 ore su 24 senza soste. Roba che avrebbero finito la Salerno Reggio Calabria in qualche mese. I palazzi dopo massimo 10 anni vengono buttati giù e ricostruiti. Per loro “il vecchio” sono appunto 10 anni. È un paese che nel 2014 compirà 42 anni, più giovane della maggior parte di noi, per non parlare dei soldi che guadagna ogni giorno per via del petrolio e gas. Cifre da capogiro.  Stanno ora iniziando a dedicarsi al turismo culturale. Tra poco si sarà il Louvre 2, il Guggenheim 2, e un mega auditorio sospeso sull’acqua disegnato da un architetto Giapponese. Naturalmente non è tutto oro quello che luccica, ci sono incongruenze e ombre sulla forza lavoro che si trova li. Poveri cristi che vengono dall’India, Afghanistan, Filippine, Bangladesh, Sri Lanka, e Nepal.

Sono andato a vedere con dei carissimi amici fraterni il Gran Premio di formula 1. A me della formula 1 interessa relativamente. Lo trovo noioso e molto televisivo come sport. Il fascino vero è vedere l’organizzazione dietro all’evento. Impeccabile, perfetta, roba da volersi trasferire li. La gentilezza del mondo Arabo non ha eguali, e gli Emirati sono squisiti. Il primo giorno, finite le prove, siamo usciti dal circuito e stavamo cercando (da buoni stranieri smarriti) la via per lo shuttle bus. Ad un certo punto si è fermata davanti a noi una mercedes  con la scritta courtesy car  guidata da un giovane uomo vestito in kandura bianca che ha abbassato il finestrino. Ci ha chiesto se sapevamo dove andare e che lui ci avrebbe potuto portare dove volevamo. Era un giovane funzionario di Dubai co-optato dal Governo per dare assistenza durante la corsa. Il Governo ha dato loro delle macchine e il loro compito era girare per il perimetro cercando turisti persi per poi portarli dove volevano. A noi ha accompagnato al parcheggio dove avevamo la macchina, felice di averci aiutato e fiero per far fare una bella figura al suo paese.

Quando una macchina da formula uno passa davanti a te, ti devi mettere i tappi alle orecchie. Fa un rumore assordante che ti fa male. L’ambiente è pieno di cose belle. Belle macchine lucide, belle tute, belle donne, tutto quello che può farti sentire “part of it”.

Gli alberghi sono tutti da sogno, in giro per le strade di giorno non c’è nessuno. Ci sono gli operai che tolgono l’erba parassita a una a una, con le dita…sotto il sole. I cani si vedono per strada dopo il tramonto, come d’altronde le persone. Eppure i turisti vanno per farsi una vacanza di lusso economica. Abbracciati dai marmi e gli ori che non fanno parte delle loro esistenze, sognano di essere altro. Fare quella vita anche per solo pochi giorni ti mette nell’aria rarefatta di una realtà creata sui tuoi sogni.

Mentre stavamo li siamo andati alla Ferrari World. È un posto enorme, ma veramente enorme, che è interamente ed esclusivamente dedicato alla Ferrari. Un mega parco giochi per bambini e adulti centrata sui motori. Dentro ci trovi montagne russe, simulatori di formula uno, un viaggio virtuale nella fabbrica di Maranello, un gioco dove ti prendono il tempo mentre cambi le gomme, e tanta tanta Italia. Rosticceria di Mamma Lina, ristorante italiano, bandiere italiane, pizza , pasta, pomodoro, Enzo Ferrari, Luca di Montezemolo, musica solamente e perennemente italiana.

Sono andato sulla “red ferrari” che è la montagna russa più veloce del mondo. Sali e ti spara come un cannone a 240 km all’ora. Poi vai su, e giù, a destra e sinistra. Alla fine l’adrenalina ti esce dalle orecchie. Ho lasciato le mie unghie conficcate nella plastica della sbarra che mi teneva fermo sulla sedia.

E mentre cammini li, t’incazzi da morire. Hai pagato 50 euro per entrare in un posto totalmente finto dove c’è l’amore per il tuo paese. E ti chiedi perché non lo facciamo noi a casa nostra, perché non riusciamo (o non vogliamo) capire che il nostro petrolio è il cibo, la nostra storia, la nostra arte.

Escono i russi con le enormi pance e le magliette con il cavallino, mangiando un pezzo di pizza, e bevendo acqua san pellegrino.

Andiamo a Dubai e visitiamo la torre più alta del mondo, la Burj Khalifa. Entriamo in ascensore, 120 piani in 10 secondi. Un posto magico, soprattutto perché ci siamo andati di notte. Le donne sono coperte da un vestito nero. Hanno la testa coperta ma il viso è ben in vista. Le guardi di sottecchi. Mani eleganti, scarpe ricche, occhi grandi e profondi. Bellezze antiche, trucchi pesanti che mettono in risalto la pelle ambrata. E c’è molto di più in questa Disneyland per adulti. Direi che ci si può andare almeno una volta nella vita per vedere, ma poi magari torniamo a casa e mettiamoci seduti calmi e tranquilli davanti a un Caravaggio.

 

 

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