Stava li nella mia libreria. Aspettavo il momento giusto e ieri lo è stato. Ho visto Baarìa. Tornatore è molto presente nella mia vita ultimamente, bene. Vedere Baarìa è come andare a cena a casa di Tornatore in una sera d’estate. Entri e mentre lui ti offre del vino bianco freddo ti fermi a guardare la sua libreria. Se entrate a casa mia e guardate i miei libri e i miei film potete capire molto di me.
Di quanto amo il cinema fino a pensare che quando morirò mi roderà parecchio non poterci andare più. Speriamo che ci sia qualche sala cinematografica nell’altro mondo.
Dunque guardi i suo libri, i suoi dvd, e capisci da dove viene. Vedi cosa ama, cosa lo fa piangere e ridere. La sua storia. Guardi le sue foto attaccate nel corridoio , quelle in bianco e nero della sua famiglia, quelle che scattò lui con la macchina fotografica a telemetro. Poi ti siedi a tavola e mentre spizzichi caponata, involtini di melenzane, pasta con le sarde e granita di gelsi si parla della nostra storia.
Pinoli, menta, capperi, ricotta, basilico, origano.
Si cerca, come si farebbe normalmente, di trovare storie che s’incontrano. Di padri emigranti, di passione politica, di comunismo. Di pane e cipolla, della fame durante la guerra, di quanto la Sicilia profuma visto che è il posto più bello del mondo. E si andrebbe a finire a racconti spezzati di pazzarielli, di uomini duri, di donne coraggiose. Di vecchie usanze che avevano motivo d’esistere viste le loro radici. Della parola “proletario” che vuol dire “io come eredità ho solo la mia prole”.
Vedendo Baarìa si ama ancora di più la nostra Italia. Il film è terra calda, giallognola, piena di sangue e sputi. Piena di bambini che corrono verso la nostra storia costellata di eroi morti per una società più giusta e migliore di quello che ci hanno lasciato i nostri padri. È un film di una famiglia, i Terranuova, che sono l’icona dei nostri tempi e che non dovremmo dimenticare. Volti scavati, sorrisi sdentati, e alberi d’ulivo e pane caldo e vestiti scuri e eleganza del dopoguerra. Ho rivisto i racconti di mia madre quando mi narrava dei fischi delle bombe su San Giovanni e di come si viveva dopo la liberazione. Ha anche solidificato la mia voglia di uomo maturo di riabbracciare il mio passato visto che ogni giorno di più somiglio a mio padre mentre mi guardo allo specchio.
Tornatore ha usato il tempo per mutarlo in una cosa senza tempo portandoci in un mondo pieno d’ amore e dolore. Ci fa piangere e ridere e scuote le nostre radici di uomini bruciati dal vento e dal sole.
È un film molto bello che deve essere visto magari in una sera d’estate mangiandosi un arancino e aspettando l’alba.