Generalmente quando si presenta un portfolio fotografico la prima foto “contestualizza” il luogo. Insomma, se fai un lavoro sull’Eur una delle prime foto deve avere qualche scritta o monumento storico che fa dire a tutti “ste foto sono fatte a Roma”. Come le foto di Cartier-Bresson dove spesso vedi un troncone o la punta della Torre Eiffel e capisci dove sei.
Nell’ultimo film di Giuseppe Tornatore, La migliore offerta, i primi 5 minuti ci fanno capire esattamente chi è Virgil Oldman (un maestoso Geoffrey Rush) senza quasi sentire una parola. La sua solitudine, il suo distacco dal mondo esterno simboleggiato dai guanti che porta sempre, la sua precisione nelle visione degli oggetti artistici, e una solitudine talmente grossa che permette solo alla luce di una candela di risplendere da qualche parte nel suo animo.
A volte è così. Una candela che sparge la sua cera su di una torta buonissima, e noi stiamo li a guardarla senza fare nulla.
È un personaggio che si ricorderà nel tempo, un eroe degli uomini incapaci di amare perché ne hanno timore. Lui non tocca le donne, le guarda solo. Colleziona quadri raffiguranti solamente volti di donne, e le tiene in un caveau a casa sua. Si siede ogni tanto su una vecchia poltrona e le guarda, fermo, immobile, mentre beve qualcosa. Forse sorseggia gli sguardi delle sue donne virtuali. Virgil è un esperto d’arte, uno dei più famosi battitori d’asta che riconosce un falso con il tocco di un polpastrello. Un bel giorno riceve la telefonata di tale Claire che gli chiede di stimare il mobilio e gli oggetti che si trovano nella vecchia villa di famiglia. Lui si presenta e lei non c’è. Questo gioco va avanti per un pò fino a che viene a sapere che la bella Claire soffre di agoraphobia, cioè la paura di uscire tra la gente. Qui inizia lo vero schema narrativo del film, due esseri dal destino simile che si comportano in modo diverso. Come un Virgilio anziano e saggio (Virgil Oldman…scusate ma questo lo dovevo dire), Virgil tenta di prendere per mano Claire e farla uscire dalla sua dorata gabbia.
E qui si ferma il mio racconto, non vi dico nulla per non rovinarvi nulla.
La migliore offerta e un film elegante e intelligente, girato naturalmente in modo egregio da uno dei miei registi preferiti, e recitato da un gruppo di attori di caratura celestiale. L’intreccio della storia fa da contrappasso alla rigorosità dei palazzi e le vie regali di Trieste, Vienna e Praga. Come in ogni grande attore, Geoffrey Rush ci abbraccia con un solo sguardo portandoci per mano nel suo tumulto interiore.
È come un orologiaio che ricostruisce lentamente un orologio antico, ma le lancette non mostrano mai l’orario giusto. Che dirvi miei cari amici, andate a vedere questo film bello e intelligente girato da un autore che ama quello che fa. La scena finale farà parte della storia del cinema. Raramente si è vista rappresentata con così tanta poesia la sospensione delle cose della vita, dove un soffio può cambiare il destino delle cose.
Quando sono uscito dal cinema ero contento semplicemente perché avevo visto un bellissimo film e noi spettatori ci guardavamo di sottecchi con sorrisi inebriati, come se avessimo visto la cappella Sistina di segreto, di notte, con Virgil(io) come guida .