Shame

Un uomo in metro guarda una donna, lei guarda lui. Lei sorride leggermente. Il linguaggio del suo corpo fa capire all’ uomo che è interessata. Lei accavalla le gambe, si alza leggermente la gonna. Le sue calze coprono gambe che si espongono sempre di più. Ha le labbra grosse e gli occhi ammiccanti. L’ uomo le sorride. Le sue mascelle si stringono. Lei si alza e si sostiene con una mano sulla sbarra davanti all’ uscita. Lui si alza, si mette dietro di lei, e pone la sua mano vicino a quella di lei. Due animali in una giungla che si annusano a vicenda. Ognuno vede l’ altro come oggetto di probabile piacere, di sesso, di umori, di follia. Lei esce dalla metro, lui la segue ma non la trova. Esce dalla stazione ma lei è sparita. Lei è tornata da dove veniva: il nulla. Lui aveva annusato la sua preda, ma è fuggita.

Lui è Brandon (un superbo Michael Fassbender), che in quel momento ci apre il sipario  sullo spettacolo della sua follia. Lui era in metro per andare a lavorare, per vivere una vita “normale”, per essere un pezzo nella società, invece diventa solo pulsione durante questo incontro e metterebbe a repentaglio qualunque cosa per quella preda mancata. Lui è un uomo di successo anche se introverso. Va nei locali, rimorchia, scopa, e poi va a lavorare. La sua fantasia è il sesso, la sua arte consiste nella conquista. Dopo averle conquistate e magari scopate in un vicolo buio, torna a casa , apre il suo laptop che è perennemente acceso su una chat porno e si masturba. Si masturba la mattina sotto la doccia e nel bagno del suo ufficio. Animale che cerca e trova animale. La sua solitudine cerca compagnia nel suo cazzo. Un giorno arriva a casa sua la sorella Sissy, dolce e fragile donna interpretato da una delle attrici emergenti più brave, Carey Mulligan. Lei si piazza dentro casa sua ed iniziano le crepe nella sua ordinate e folle esistenza.

Una delle scene madri da ricordarsi per molto tempo è quella di quando Brandon insieme al suo capo vanno a sentire Sissy in un night club mentre canta. Steve McQueen (il regista omonimo che fino ad oggi ha fatto solo film interessanti) piazza i nostri occhi vicini al viso di lei. Mentre lei canta una versione di straziante bellezza di  “ New York, New York” vediamo i pori della sua pelle, le sue labbra umide, il suo sguardo smarrito. Mentre lei scava nei nostri animi, vediamo il viso di Brandon che lentamente nota dopo nota si frantuma in un mondo a lui conosciuto ma da tempo allontanato. Vero cinema Signori miei, vero cinema.

Sissy è l’ alternativa, e Brandon lo sa. Ma al contrario di tutte le altre alternative che lui si scopa selvaggiamente per poi dimenticare tutto, Sissy è sua sorella e la ama. Lei è la fragilità di qualcuno che ha il suo stesso sangue e che rappresenta la sua fragilità che egli nasconde pagando prostitute e scopandosele attaccate alle finestre dei grattacieli davanti al mondo intero. Più Sissy è fragile, più Brandon deve fare i conti con la sua inateguatezza che in questo caso non può cancellare. Il lento sfracellarsi delle fondamente di Brandon che si sostengono su sperma e carne lo porta ad osare ancora di più in quel mondo pieno di emozioni forti piene di nessun calore. Tutto diventa lecito perchè non c’ è nessun punto di riferimento. E mentre vediamo il viso di Fassbender (che ha stra meritato il premio come miglior attore a Cannes) che raggiunge l’orgasmo in una maschera di sofferenza, pensiamo che per lui quello è un atto di morte.

E lui la cerca la morte, l’abisso. Lo trova nei pompini in stanze sporche e fedite, in giochi a tre, in perversioni dove vige solo il piacere come droga. Raggiunto l’ abisso e forse aiutato dalla fragilità della sorella, unico essere umano che riesca ad amare, Brandon decide di tentare di uscire fuori dal vortice dove era andato a finire. Non sappiamo se ci riuscirà, il finale infatti rimane aperto, ma vediamo e viviamo insieme a lui il dramma della consapevolezza. Una epifania dove la pioggia e le lacrime si mischiano, e dove rimangono un mucchio di vestiti bagnati buttati per terra.

Un film bello e coraggioso che vale senza dubbio la pena di vedere.

 

 

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