Vi amo tutti.
Sapete tutti ciò che condivido con voi serve a darmi la sensazione che anche se non vi vedo spesso, comunque siamo in contatto. E’ come se prendessimo l’aperitivo tutti insieme spesso e riflettessimo su qualcosa che non sia l’effimero.
Da quando ho iniziato, e con molto piacere da parte mia, alcuni di voi mi hanno consigliato libri o film aggiungendo “abbiamo pensato dopo averlo visto: ma cosa direbbe apuna di questo film??” Naturalmente sono lusingato e anche un po in imbarazzo, ma visto che è successo ancora una volta l’altro giorno…eccomi qui a parlarvi del film di Roberta Torre “I baci mai dati”.
Roberta Torre è una regista visionaria e pazza, Milanese ma amante del sud, che iniziò il suo successo con “Tano da Morire”, un musical napoletano che io non ho visto. In realtà io non avevo visto nessuno delle sue pellicole. La trovo visionaria…forse un po troppo….un misto tra Dali e Don Juan di Castañeda. Le sue donne sono più quelle di Russ Meyer che di Almodovar, ma questo dona peculiarità a quello che fa. Il suo “tocco”.
Comunque, mi consigliano “I baci mai dati” e vi devo dire che è un film particolare, serio e nel suo modo affascinante. La storia è quella di Manuela, una bambina di 14 anni e mezzo, recitata da Carla Marchese, che vive in una famiglia sgarrupata nella periferia di Catania (brutta, sporca e calda). Un giorno mettono nella piazza del quartiere una statua in gesso della madonna. Di notte, alcuni ragazzi, giocando a pallone, fanno cadere la testa della statua che cade e si rompe. Naturalmente, corrono a nasconderla. Manuela, qualche giorno dopo, dice che la Madonna le è apparsa in sogno, e le ha detto dove fosse stata messa la sua testa. Naturalmente il suo sogno diceva la verità, e da qui la storia inizia il suo cammino.
Manuela viene trattata come un’ illuminata, una Bernadette dei nostri giorni. In realtà , lei rappresenta la speranza, il mistico, in un contesto di degradazione e sub-cultura. Ascoltare ciò che le chiedono le persone che sfilano davanti a lei è forse la più cruda e reale rappresentazione della nostra civiltà che si poteva avere. Da far venire I brividi….. In questo contesto la storia si apre ad una dura realtà. Si formano file di “fedeli” che chiedono a Manuela di “parlare alla Madonna per conto loro”. La madre organizza e riceve offerte. La sorella s’incammina nella sua vita piena di nulla e cocaina. Rimane ed aleggia nell’aria come una nebbia la vera problematica: di cosa stiamo parlando? Di miracolo? spiritualità? verità? fanatismo? La Torre affronta queste tematiche nel suo modo. Non affonda il coltello, ma ci srotola la realtà senza nasconderci nulla, l’unica cosa che fa a volte è che la colora di rosa portandoci nel suo mondo visionario. Le riprese sono mosse e sgranate, come I nostri occhi davanti alle vite di queste persone. Poi, su quello che è accaduto, avviene un fatto che riporta tutto alla realtà. E qui la storia prende un altro cammino, aprendoci la mente a riflessioni e domande. Non facciamo in tempo di stupirci del sottofinale che arriva il finale, bello nella sua forza ed ampiezza. Ci sorprende e ci costringe a prendere una posizione, e questo Signori miei è cinema !!
Si, forse non vincerà l’oscar, ma non è neanche un tipico film Italiano ammantato di depressione e tristezza.
È un film della Torre, questo dovrebbe bastare.