“Non esiste né il paradiso né l’inferno. Semplicemente, tutte le persone che si comportano male e commettono peccati gravi, si rincarnano in un russo” Vecchio detto degli Urchi citata dal nonno di Lilin
Nicolai Lilin è un bel giovane nato a Bender nel 1980. Bender si trova nella Transnistria e lui è di origine Siberiana di etnia Urca, insomma parliamo della Moldova e parliamo di etnie che sono state e continuano ad essere massacrate dai Russi.
Detto questo, il buon Lilin ha scritto due bei romanzi. Il primo d’esordio si chiama “Educazione Siberiana” e l’ultimo “Caduta Libera”.
Nel primo egli racconta la sua vita da ragazzo nella cittá di Bender, e soprattutto le regole di vita criminale tramandatogli dai suoi vecchi dove spicca suo nonno. Racconti di comportamenti etici che hanno radici nel significato più profondo della parola mafia, dove la sua etnia comunica attraverso i tatutaggi e regole rigide e ferree dove le cose sono chiare. Sempre. Lui, Nicolai, è un tatuatore e ci fa conoscere il mondo dove ogni tatuaggio ha un significato ben preciso, e dove ogni immagine sulla pella ha un ruolo e un peso. Se guardi i tatuaggi di uno di loro, saprai tutto sulla sua vita. Qual’é la sua famiglia, quante volte ha ucciso o è andato in carcere, quanti figli ha. Una vita, la loro, che spesso porta alla delinquenza, alla violenza, all’omicidio e alla galera,.
Il secondo libro inizia dove finisce il primo. Lui viene arroulato dall’esercito Russo, l’esercito degli oppressori, e va a fare la guerra in Cecenia. Addestrato come cecchino, Nicolai ci racconta episodi, persone, luoghi e fatti come un novello Virgilio. Un viaggio nella guerra, un viaggio nel puro orrore.
Vi dico subito che non sono libri per persone sensibili. La violenza scaturisce spesso dalle pagine a tal punto che quasi imbratta di sangue la punta delle dita di chi le legge. Lilin è stato accusato di aver detto cose non vere, di aver appunto romanzato le situazioni. Lui si difende dicendo che è vero che ha romanzato le situazioni, come però è vero che lui quelle cose le ha vissute. Dov’é il confine?
Il primo libro è molto interessante in quanto viviamo attraverso I suoi racconti episodi che ci danno il senso di come i popoli creano le loro tradizioni e le loro regole. Perché un popolo fa una cosa invece che un’altra? Come mai a volte le regole “sociali” non bastano a tutti? Scritto molto bene, e devo dire molto interessante, “L’educazione siberiana” ci catapulta in luoghi e tra persone che non incontreremo mai, ma che alla fine del libro conosciamo molto bene.
Altro è “caduta libera” dove concetti molto profondi non vengono espressi ma figurativamente raccontati. Non si può dire che è un libro contro la guerra, quello che si può invece dire è che un libro di cronaca sulla guerra. Lilin non giudica, lui racconta e narra. A noi il giudizio, a noi l’onta del peso morale di azioni e di episodi brutali e disumani.
Il concetto più forte comunque espresso è quello che in guerra tutto è chiaro, tutto è limpido. Ci siamo noi, e poi ci sono “loro”. Nella vita normale questo non c’é.
Viviamo nel limbo come se fossimo tutti reduci. Lui quando torna dalla guerra si trova spaesato, fuori sincrono e sembra ricercare nel “nostro mondo” qualcosa di quel mondo lì. Un mondo dove la linea di demarcazione è chiara e scritta con il sangue.
Un viaggio da fare nell’orrore, sempre per chi ne abbia voglia.