Gli antichi greci andavano nei teatri e guardavano le tragedie. Shakespeare ne fece di memorabili. Mi chiedo, perché ne siamo cosí attratti? In fondo, difficilmente la vita é rosa e fiori, eppure abbiamo bisogno di tragedie. Di vederle, di viverle, di pensarle.
Ieri ho avuto la fortuna di vedere “onora il padre e la madre” di Sidney Lumet. Andatevi a vedere cosa ha diretto questo vecchietto durante la sua carriera; perle di film. Quest’ultimo narra di una tragedia. Una tragedia vera, moderna, basata su tutto ció che compone una tragedia: tradimenti, disonestá, paura, disperazione.
La storia é semplice, due fratelli che vivono una vita apparentement normale arrivano al punto di avere un bisogno. Hanno un problema e devono risolverlo. Molti di noi arrivano a questo punto, il confine é labile. Cosa facciamo? Ma piú importante, cosa esce di noi stessi davanti alla ricerca di una soluzione?
Loro la cercano. A volte le soluzioni non hanno moralitá. Dunque….noi scriviamo sul foglio del nostro destino una percorso con delle tappe e pensiamo che andrá cosí. Pensiamo che esista il delitto perfetto che nasconderà le ombre dentro di noi.
Ma a volte non funziona, e qui entra la tragedia, ed inizia la grandezza del film. Spero per voi (altrimenti non avete vissuto a pieno) che almeno una volta nella vostra vita avete toccato un vero dramma. Sapete…quando vi svegliate la mattina e il pensiero di ció che é accaduto non é ancora arrivato alla vostra coscienza epoi ti alzi, e vai in bagno, e poi arriva. Ecco. Quello é il momento. Seymor Hoffmann (il fratello piú intelligente….ma non piú forte) è semplicemente monumentale nel farci vivere questa peculiarità umana. Guardate il suo sguardo smarrito quando capisce che il progetto della sua vita sta crollando. Quante volte abbiamo visto davanti a noi che tutto si scioglie, che quei confini che credevamo fossero alla portata delle nostre mani, fuggono via come se avessero una loro vita. Come dice Andy (appunto Hoffmann nel film) “quando faccio I conti in ufficio, metto da una parte e tolgo dall’altra e alla fine I conti tornano. Nella mia vita non ci riesco”.
Il destino é scritto? Generalmente davanti ai nostri padri noi abbiamo due possibilitá: siamo peggio di loro e viviamo alle loro ombre…oppure siamo meglio di loro e li bistrattiamo. Ma se invece fossimo esattamente come loro cosa accadrebbe?
La tragedia é crollo, e tutto crolla per Andy, e crolla per noi. Iniziamo a tamponare, a viverci la paura vera, a cercare delle soluzioni alimentate dall’aria piena di muffa delle cantine dove é sepolto il bastardo che convive con noi.
Abbiamo bisogno delle olimpiadi, del calcio, dello sport, dello spettacolo, per credere che si puó essere vincitori.
Qui, in questa tragedia, non ci sono vincitori, c’é solo una lunga corsa verso un traguardo che si allontana sempre di piú.
E noi, ad un certo punto, non lo vediamo piú.
E ci smarriamo.